OpenAI, Oracle e SoftBank hanno appena scosso il settore tecnologico con un annuncio ciclopico: cinque nuovi centri dati da integrare in Stargate, la mastodontica iniziativa infrastrutturale per l’intelligenza artificiale.

“We will push on infrastructure as hard as we can because that is what will drive our ability to deliver amazing technology and basic products and services,” OpenAI Chief Executive Officer Sam Altman ha detto alla press conference.

OpenAI dichiara di voler “mettere Stargate avanti al programma per assicurarsi l’impegno da 500 miliardi di dollari e 10 gigawatt entro la fine del 2025”. Sei mesi fa un tale annuncio avrebbe potuto suonare come un delirio da marketing futuristico. Oggi, con offerte di chip su misura, partnership strategiche miliardarie e gare geopolitiche sull’energia, non è affatto da scartare.

“The work that we have to do is not possible for any one entity, for any one company, to do on its own,” ha detto Clay Magouyrk, co-CEO of Oracle. “We couldn’t do this by ourselves. It’s a collaboration between SoftBank and OpenAI and Oracle and others.”

I nuovi siti Stargate saranno finanziati con una combinazione di liquidità e debito, secondo i dirigenti di OpenAI coinvolti nell’iniziativa. OpenAI ritiene che un nuovo accordo di investimento da 100 miliardi di dollari con Nvidia renderà più facile per il creatore di ChatGPT ottenere finanziamenti tramite debito, hanno dichiarato i dirigenti, che hanno richiesto l’anonimato per discutere questioni interne.

“Non credo che abbiamo ancora definito la forma finale del finanziamento per il calcolo,” ha detto Altman.

Al centro di questo sforzo c’è la domanda: chi vincerà la battaglia per il “mezzogiorno” del calcolo generativo? E quale sarà il prezzo, ambientale e finanziario?

Con il nuovo round, Stargate arriva a quasi 7 gigawatt di capacità pianificata e oltre 400 miliardi di dollari già impegnati nei prossimi tre anni avvicinandosi così all’obiettivo originario di 10 gigawatt per 500 miliardi entro fine 2025.

I siti annunciati:

Shackelford County, Texas (con Oracle)

Doña Ana County, New Mexico (Oracle)

Una location nel Midwest ancora da svelare (Oracle)

Lordstown, Ohio (SoftBank / OpenAI)

Milam County, Texas (SoftBank / OpenAI)

Due di questi siti Ohio e Texas (Milam) possono scalare fino a 1,5 gigawatt nei prossimi 18 mesi.

Nel frattempo, l’infrastruttura di punta a Abilene, Texas già operativa in parte con Oracle Cloud Infrastructure viene ampliata: è previsto un upgrade di 600 megawatt in grado di sostenere ulteriori carichi AI.

L’accordo Oracle-OpenAI del luglio scorso per 4,5 gigawatt aggiuntivi è parte integrante di questa espansione. OpenAI stima che i nuovi centri creeranno oltre 25.000 posti di lavoro onsite e decine di migliaia tra ruoli indiretti.

A poche ore dall’annuncio su Stargate, è emersa la mossa strategica: Nvidia investirà fino a 100 miliardi di dollari in OpenAI, garantendo che siano costruiti almeno 10 gigawatt di centri AI con sistemi Nvidia.

In altre parole: non basta avere terreni, contratti e investitori; serve hardware, chip, reti ad altissima densità, migliaia di GPU che consumano energia e generano calore e Nvidia è il fornitore chiave.

I primi sistemi Nvidia (serie Vera Rubin) dovrebbero essere operativi nella seconda metà del 2026, mentre OpenAI potrà progressivamente estendere il deployment man mano che ogni gigawatt diventa disponibile.

Ma la vera variabile fuori controllo è l’energia.il tallone d’achille: l’energia elettricaCostruire centri AI giganteschi senza forniture energetiche robuste è come progettare un’autostrada per astronavi ma senza carburante. Ed è proprio il nodo che gli analisti definiscono il “silent bottleneck” dell’IA.

Un singolo gigawatt di data center equivale, in termini di consumo, a centinaia di migliaia di abitazioni. Il sistema elettrico statunitense è già stressato in molte aree, i permessi per linee ad alta tensione richiedono tempo, e le fonti rinnovabili non sono sempre sufficienti o affidabili su scala così vasta.

In Abilene il sito è già collegato a piante a gas dedicate e a fonti rinnovabili, con envelope termici chiusi per minimizzare il consumo d’acqua ma l’impatto locale ha suscitato critiche su inquinamento luminoso, calore e perdita di habitat. L’ipotesi che OpenAI si affidi sempre più spesso a generazione privata turbine, fuel cell, idrogeno sta diventando credibile.

C’è un paradosso: 10 gigawatt di infrastruttura AI possono piacere ai tecnologi più hard, ma senza energia sostenibile e sicura rischiano di bruciare risorse sequestrando la rete nazionale.dalle promesse al bilancio: dove sta l’inghippo?

Dichiarare 500 miliardi in investimenti e 10 gigawatt entro la fine del 2025 è una provocazione da campagna elettorale e OpenAI sa che l’urgenza attira capitali e attenzione politica.

Ma a oggi, solo una parte di quei dati è “committed” nel senso contrattuale (terreni, contratti, impegni). Quanta liquidità è stata effettivamente stanziata? Quanto è vincolante? Quanti progetti resteranno sulla carta?

Alcuni dossier giornalistici vantano ritardi, incertezze sui costi hardware e rischi finanziari dietro i vincoli contabili. Di fatto, le dichiarazioni parlano di “impegno via leasing di chip” e uso di debiti per affittare capacità.

Un’osservazione di Jonathan Koomey, esperto di efficienza dei data center, è puntuale: “High scale is not destiny. Innovazione, ottimizzazione, modularità, sostenibilità contano tanto quanto megawatt”.

Non è detto che un programma massivo basato su scala pura sopravviva se soluzioni più efficienti emergono (come modelli AI più “leggeri”, architetture sparse, calcolo quantistico o acceleratori personalizzati).

In più, contenziosi regolatori, resistenze locali, problemi di permessi e impatti ambientali possono rallentare la costruzione e un ritardo è un costo che monta.spettro geopolitico: la corsa tra superpotenzeStargate è ben oltre un esperimento interno di OpenAI. È un atto geopolitico.

Il nome è stato svelato alla Casa Bianca, con l’intervento dell’allora presidente Donald Trump, che ha definito Stargate l’iniziativa infrastrutturale più ambiziosa nella storia dell’intelligenza artificiale.

L’obiettivo implicito è contrapporre la supremazia americana alla spinta cinese: chi domina l’infrastruttura di calcolo controlla anche i confini dell’AI e non è un caso che Stargate abbia già espansioni previste fuori dagli Stati Uniti: sono in cantiere progetti nel Regno Unito e negli Emirati Arabi Uniti.

Da un punto di vista strategico, Oracle e SoftBank non sono “satelliti”: Oracle gestisce la parte cloud / infrastrutturale, SoftBank apporta know-how energetico / sviluppo rapido / capitale.

L’investimento Nvidia diventa la linfa del sistema: hardware, CAE, progettazione, catene di approvvigionamento.

Se tutto va bene, OpenAI si emanciperebbe da Microsoft come partner esclusivo del cloud, espandendo la sua autonomia infrastrutturale.

Se vogliamo sapere se Stargate sarà leggenda o flop, prestiamo attenzione a vari elementi:

Quanto tempo impiegano a ottenere permessi ambientali per i grandi siti (oltre 100 MW)?

Quanto costa effettivamente costruire e raffreddare questi supercampus?

Qual è la redditività del leasing delle GPU nei prossimi anni?

Quanto peseranno i costi energetici nei margini operativi?

Se emergessero architetture AI più efficienti, la scala resterà un vantaggio?

Quanto peso politico e normativo peserà sulle decisioni di localizzazione e uso?

OpenAI e i suoi partner stanno giocando una partita in cui ogni ritardo, ogni sovracosto, ogni blackout può essere un punto perso. Ma se anche solo la metà dell’ambizione diventerà realtà, l’equilibrio del settore AI potrebbe cambiare per decenni.

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Questa partnership mira a supportare i dipendenti di enti governativi tedeschi, amministrazioni e istituti di ricerca nell’utilizzo della nostra tecnologia, permettendo loro di dedicare più tempo alle persone e meno alla burocrazia.

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