
La rivoluzione AI non è più un futuro lontano, ma un presente che plasma ogni aspetto delle aziende. Non parliamo di piccoli aggiustamenti: stiamo osservando un cambiamento radicale nelle competenze delle persone, nei compiti che svolgono e nella struttura dei team. Le grandi aziende raccolgono benefici incrementali: qualche report più veloce, qualche processo leggermente ottimizzato. Le startup, invece, stanno emergendo come AI-native companies, costruite attorno a software di nuova generazione, dove ogni linea di codice e ogni flusso di lavoro sono pensati per sfruttare l’intelligenza artificiale. Se questa frase non vi fa tremare il cuore da innovatori, probabilmente siete già obsoleti.
Per capire cosa significhi veramente “nuova generazione di software”, abbiamo collaborato con Mercury, il fintech preferito dalle aziende ambiziose per banking, carte di credito e flussi finanziari, analizzando i dati di spesa di oltre 200.000 clienti nei mesi di giugno-agosto 2025. Da qui a16Z has identificato le prime 50 applicazioni AI-native, una classifica parallela al Top 100 Gen AI Consumer Apps, ma basata sulla spesa e non sul traffico web. La distinzione non è banale: infrastrutture come GPU o cloud riflettono capacità teoriche, mentre queste applicazioni mostrano dove l’AI entra davvero nei prodotti e nei flussi di lavoro. Il segnale è chiaro: le startup comprano AI dove serve, e il ROI parla da sé.
La maggior parte delle applicazioni classificate è orizzontale, il che significa che migliorano la produttività generale di un’azienda, indipendentemente dal ruolo. L’80% degli assistenti LLM da OpenAI ad Anthropic fino a Perplexity domina la scena, seguiti da piattaforme integrate nei flussi di lavoro come Notion e Manus. Il messaggio è lampante: qui non ci sarà un solo vincitore, ma un ecosistema fluido in cui gli utenti saltano tra interfacce e modelli secondo i bisogni del momento.
Le applicazioni orizzontali non si limitano agli assistenti generali. Il meeting support sta diventando mainstream: note, email, feedback in tempo reale, con strumenti come Fyxer, Happyscribe e Otter AI. Anche il mondo creativo e il vibe coding stanno passando da nicchie specifiche a strumenti disponibili per tutti. Le aziende si accorgono che chiunque può essere creativo, che sia marketing, design o ingegneria. Freepik, ElevenLabs, Canva, Midjourney e Capcut non sono più solo per i professionisti: diventano strumenti universali. Gli avatar pubblicitari come Arcads e Tavus aggiungono ulteriore prova che la creatività ora si democratizza.
Le applicazioni verticali mostrano due facce: da un lato potenziano l’umano, eliminando compiti ripetitivi, dall’altro possono sostituire interamente un team. La maggior parte dei prodotti verticali osservati si limita a potenziare: legali, ingegneri AI, HR e IT ottengono supporto senza sparire dal quadro.
Ma le eccezioni esistono: Crosby Legal, Cognition, 11x, Serval e Alma dimostrano come alcuni ruoli possano diventare “AI-first”, con agenti autonomi che completano workflow end-to-end. Nei prossimi anni, questo segmento crescerà, specialmente tra le startup non vincolate da contratti multi-anno con fornitori tradizionali. L’AI non sarà solo un supporto: diventerà dipendente, consulente e sometimes CEO invisibile.
Il fenomeno vibe coding merita attenzione particolare. Replit, Cursor, Lovable e Emergent mostrano come lo sviluppo di app AI non sia più appannaggio esclusivo di ingegneri. Replit emerge come leader, non tanto per il front-end facile come Lovable, ma per la capacità di creare app enterprise complete, agenti autonomi e automazioni integrate con database e pubblicazioni sicure. Il messaggio per chi pensa che il coding sia solo per geek? Benvenuti nell’era in cui tutti possono costruire software AI-powered.
Un’altra dinamica chiara riguarda la transizione da consumer a prosumer a enterprise. Circa il 70% delle applicazioni è adottabile da individui e poi portata nei team, con alcuni strumenti nati per utenti singoli che evolvono fino a supportare flussi enterprise. Cluely e Midjourney sono esempi viventi di questa tendenza. OpenAI stessa vede un bilanciamento progressivo tra ricavi consumer ed enterprise. L’AI accelera questa evoluzione: prodotti inizialmente consumer diventano indispensabili per team e aziende prima di quanto si pensasse possibile.
La lista delle prime 50 AI-native companies non è un mero esercizio statistico. È la cartina tornasole di dove si stanno dirigendo startup e investimenti, dove l’AI non è optional, ma core business. Ogni applicazione orizzontale o verticale mostra che il lavoro umano non sparisce, ma si ridefinisce. Ogni tool creativo e di vibe coding ricorda che la barriera tra tecnico e creativo si sta sgretolando. Mercati, flussi, team: tutto è in movimento, e chi non lo capisce rischia di svegliarsi un giorno in una società in cui l’AI non solo supporta, ma dirige. La trasformazione non è solo tecnologica, è culturale, finanziaria e operativa, e le aziende più rapide a navigarla saranno quelle che domani vedremo come casi di scuola.
QUI IL REPORT https://a16z.com/the-ai-application-spending-report-where-startup-dollars-really-go/?utm_source=www.aifire.co&utm_medium=newsletter&utm_campaign=kidgpt-clones-meta-s-worst-parentalfail&_bhlid=2ae829429c39004069601c495759530b908ee093