La Silicon Valley è un teatro in cui il dramma del capitale incontra la commedia dell’innovazione. Dentro questo copione, Oracle recita da decenni il ruolo del sopravvissuto che nessuno invita più alle prime, salvo poi trovarlo sul palco quando cala il sipario sugli altri. Il tema oggi si chiama Oracle AI cloud, una definizione che fino a due anni fa avrebbe strappato un sorriso scettico ai fedeli di Amazon Web Services o ai discepoli di Microsoft Azure. Ma qualcosa si sta muovendo, e non solo per effetto dell’hype intorno all’intelligenza artificiale.
Gli analisti di KeyBanc Oracle hanno deciso di staccarsi dal coro dei prudenti, affermando che le stime di consenso sul capitale investito da Oracle nel cloud sono troppo basse. Tradotto: il mercato non ha capito quanto denaro sta fluendo nei data center Oracle. L’istituto prevede che il tasso di conversione tra spesa e ricavi del cloud, dopo anni di caduta libera, tornerà a crescere più velocemente per Oracle che per AWS o Azure. È un’eresia statistica, ma anche un segnale che l’equilibrio del potere nel mondo dell’AI infrastructure potrebbe spostarsi.
Durante l’era della CPU cloud, quella che ha dominato gli anni 2010, ogni dollaro di capex generava circa 75 centesimi di ricavi aggiuntivi l’anno successivo. Un modello quasi perfetto, lineare, prevedibile. Poi è arrivata l’infrastruttura GPU, e la fisica dei conti si è spezzata. L’hardware per l’intelligenza artificiale non scala come quello tradizionale, i data center si costruiscono per pochi clienti strategici e le economie di scala si dissolvono più in fretta dei margini di profitto. La conversione tra capex e revenue per i grandi cloud provider è crollata dal 111 per cento di Azure nel 2016 a circa il 35 per cento nel 2025. AWS non se la passa meglio.
Oracle, invece, sembra pronta a fare la mossa opposta. I dati di KeyBanc mostrano che il gruppo ha incrementato in modo massiccio le sue obbligazioni da lease finanziari, passando da zero alla fine del 2024 a oltre quattro miliardi di dollari nel 2025. In bilancio ci sono già impegni futuri per oltre cento miliardi da qui al 2028. È come scoprire che l’attore secondario di un film ha già comprato tutto il set per le prossime stagioni. Ciò che il consenso non vede è la struttura nascosta di questi impegni: non sono debiti tradizionali, ma veri investimenti in capacità di calcolo, in architetture che puntano a catturare la domanda esplosiva di potenza GPU.
Il punto non è che Oracle spende tanto, ma che spende diversamente. Mentre Microsoft e Amazon inseguono la costruzione di region sempre più vaste, Oracle costruisce blocchi compatti di calcolo ad alta densità, ottimizzati per clienti AI specifici. È il paradigma del Cloud 2.0, dove il ritorno non si misura più sul numero di istanze vendute, ma sul valore dei workload serviti. Se un singolo cliente AI vale miliardi di dollari di consumo GPU, la logica cambia completamente. Il capex non è più una scommessa sulla domanda generica, ma una pre-allocazione su contratti quasi garantiti.
Gli analisti di KeyBanc calcolano che le conversioni del cloud capex per Oracle passeranno dal 28 per cento nel 2026 al 70 per cento nel 2028, mentre Azure e AWS resteranno inchiodati tra il 30 e il 34 per cento. Non è magia, ma un diverso rapporto con il rischio. Oracle non cerca di essere ovunque, preferisce essere necessaria in pochi punti critici. È la filosofia del “better fewer, but better”, applicata ai data center. Dietro il linguaggio contabile si nasconde un’idea industriale: l’AI non è un servizio di massa, ma un’energia da distribuire in modo chirurgico.
Il mercato, come al solito, non ama chi esce dal copione. Quando KeyBanc ha pubblicato il suo report, molti analisti hanno storto il naso sostenendo che Oracle sta esagerando il passo, caricando sul bilancio impegni che potrebbero comprimere il free cash flow. È una critica legittima. Ma vale la pena ricordare che i cicli tecnologici premiano chi anticipa l’ondata, non chi la misura con cautela da riva. Oracle ha già fatto questa danza altre volte: nel 2000 era il “vecchio database del secolo scorso”, dieci anni dopo era l’asse portante dei sistemi ERP globali, oggi si prepara a riscrivere il lessico dell’AI enterprise.
La verità è che il modello economico del cloud basato sulle CPU era una finzione efficiente: un dollaro di spesa generava ricavi quasi immediati perché l’infrastruttura era condivisa e standard. L’arrivo dell’AI ha spazzato via la standardizzazione. Ora ogni dollaro di cloud capex è un atto di fede nell’evoluzione dei modelli linguistici, nella capacità dei clienti di addestrarli e distribuirli, nella velocità con cui i chip GPU diventano obsoleti. Nessuna azienda può più fingere di comprare hardware “neutro”. Tutto è strategico, tutto è politico.
Oracle, nel suo stile, ha scelto di non competere direttamente sul marketing, ma sull’efficienza capitalistica del calcolo. Sta creando un’infrastruttura GPU che, secondo diverse fonti interne, privilegia la coerenza termica e la latenza su scala ridotta. È un approccio quasi artigianale al supercomputing distribuito, un ritorno alle origini del design sistemico. Mentre gli altri accumulano GPU come trofei, Oracle le orchestra. È la differenza tra costruire un’armeria e creare una sinfonia di macchine pensanti.
Il paradosso è che più l’intelligenza artificiale diventa ubiqua, più servono architetture verticali e dedicate. Il futuro del Oracle AI cloud non è nel numero di clienti ma nella profondità di ciascun contratto. Se questa intuizione è corretta, i tassi di conversione capex torneranno a salire non perché i costi scendono, ma perché il valore per cliente cresce in modo esponenziale. È la stessa logica che trasforma un costo in un moltiplicatore.
KeyBanc, con il suo target di 350 dollari per azione, potrebbe non sbagliarsi affatto. La storia insegna che ogni rivoluzione industriale comincia con un errore di valutazione contabile. Forse Oracle non sta solo spendendo troppo, forse sta semplicemente scrivendo in anticipo il bilancio del futuro.
In un mondo che misura tutto in ROI trimestrali, l’idea che un’infrastruttura GPU costruita oggi possa generare vantaggi reali tra tre anni sembra un atto di arroganza. Ma è proprio da queste arroganze che nascono i nuovi imperi tecnologici. Oracle, ancora una volta, non vuole piacere. Vuole essere indispensabile.
Fonte | Link |
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KeyBanc su Oracle, AWS e Azure | https://www.tipranks.com/news/oracle-orcl-will-outperform-aws-and-azure-says-keybanc?utm_source=chatgpt.com |
Obbligazioni finanziarie e leasing Oracle | https://www.ainvest.com/news/oracle-cloud-capex-estimates-conservative-keybanc-2510/?utm_source=chatgpt.com |
Crescita cloud AI Oracle | https://site.financialmodelingprep.com/market-news/oracle-surges-after-raising-revenue-outlook-on-aidriven-cloud-demand?utm_source=chatgpt.com |
Accordo Oracle e OpenAI | https://www.datacenterdynamics.com/en/news/oracle-may-need-to-borrow-100bn-for-openai-efforts-says-keybanc-capital-markets/?utm_source=chatgpt.com |
Investimenti infrastruttura cloud Europa | https://www.investopedia.com/oracle-to-spend-3b-in-germany-netherlands-on-cloud-ai-infrastructure-11772213?utm_source=chatgpt.com |