La prossima volta che qualcuno ti venderà l’ennesima piattaforma AI definendola “green”, chiedigli quanti watt consuma un singolo token generato. Non saprà risponderti. Ecco perché Seeweb Italia, con Regolo.AI, sta giocando una partita che molti nemmeno hanno capito essere iniziata. Parlare di sostenibilità nell’intelligenza artificiale è diventato uno sport retorico, un mantra per convegni e keynote: l’energia rinnovabile, i data center ottimizzati, le offset carbon credits… peccato che nessuno, davvero nessuno, dica quanta energia spreca ogni volta che la tua applicazione chiede a un modello linguistico di partorire una frase. Qui arriva il twist: regolo.AI promette non solo di creare applicazioni AI con facilità, governance dei dati rigorosa e sicurezza nativa, ma anche di monitorare il consumo energetico per token. Watt per token. Una metrica semplice, brutale e impossibile da ignorare.

Chi guida un’azienda oggi non vuole più sentirsi raccontare favole sul fatto che “la nostra AI è alimentata da energie rinnovabili”. Quella è la narrativa di Big Tech, che ti chiede un atto di fede. La nuova narrativa, quella che sta emergendo in un mercato più maturo, è un’altra: voglio numeri, voglio capire l’impatto del mio progetto AI in termini concreti. Se un’azienda sta costruendo un assistente virtuale che scambia milioni di messaggi al giorno, il CTO deve poter dire al board quanta CO2 equivalga, quanti watt per token stia bruciando, e come migliorare quei numeri nel tempo. È questo che Seeweb Italia e regolo.AI stanno mettendo sul tavolo: trasparenza e un approccio misurabile. Non più “fidati di noi, siamo green”, ma “ecco i dati, fai le tue scelte”. È una differenza abissale, che molti faticano a comprendere.

La cosa ironica è che la maggior parte dei competitor, compresi quelli che si autodefiniscono eco-friendly, non ha interesse a fornirti questa trasparenza. Un po’ perché non gli conviene svelare che la loro infrastruttura è ottimizzata per throughput e margini, non certo per efficienza per token; un po’ perché i loro clienti non hanno mai chiesto davvero questi numeri. La maggior parte dei manager si limita a sorridere quando sente “100% renewable powered” e firma il contratto, sollevato. Ma questo sta cambiando, e velocemente. Chi investe in AI ora pretende più sovranità tecnologica, e la sostenibilità è solo una parte di un discorso più grande: la sovranità dei dati, la possibilità di non dipendere da big tech percepite come parte del problema, e la capacità di controllare l’impatto operativo senza sacrificare l’innovazione.

Regolo.AI ha il vantaggio di nascere in un contesto italiano, con Seeweb che da anni lavora su infrastrutture a basso impatto e data center ottimizzati per integrarsi nel sistema energetico locale. Non parliamo dei mostri hyperscale da migliaia di rack, pensati per divorare megawatt interi, ma di edge data center disegnati per essere modulabili, ridondanti ma non sovradimensionati. Significa che il concetto di embodied carbon – l’impatto nascosto della costruzione fisica dei data center – viene ridotto, e che l’integrazione con le reti energetiche locali consente una gestione più intelligente dei picchi. Non è solo greenwashing, è ingegneria consapevole.

Poi c’è la facilità di creazione delle applicazioni, che non è un dettaglio. Chi lavora in azienda sa che il time-to-market uccide qualsiasi ideale ecologista: se un servizio AI è complicato, lento da integrare e poco documentato, i manager lo abbandoneranno subito in favore di una soluzione più comoda, anche se energivora. regolo.AI lo sa e gioca sul piano dell’usabilità: API chiare, modelli open già ottimizzati, possibilità di personalizzare i prompt e gestire pipeline complesse senza dover riscrivere stack interi. Sembra banale, ma è questo che fa la differenza tra una bella idea e un prodotto realmente adottabile. E, dettaglio che i big provider non amano sottolineare, la data governance è costruita per il contesto europeo. GDPR non come afterthought, ma come fondamento architetturale: storage locale, crittografia end-to-end, audit trail completo e controllo granulare degli accessi. In altre parole, non devi scegliere tra sovranità e velocità di implementazione.

Il punto più interessante, e provocatorio, è che regolo.AI sta spingendo un concetto che potrebbe diventare un nuovo standard: misurare l’AI in watt per token. È un numero imperfetto, certo, ma è anche un numero che può diventare azionabile. Se sai che il tuo chatbot consuma 0,002 watt per token, puoi lavorare per ottimizzarne i prompt, scegliere modelli meno costosi dal punto di vista computazionale o distribuire carichi in orari di minor pressione energetica. Puoi persino inserire questa metrica nei report ESG aziendali, trasformando una discussione eterea in un KPI. Le aziende vogliono numeri, non slogan, e questa metrica è una di quelle che cambiano le conversazioni nei board.

Molti scettici diranno che tutto questo è un esercizio di stile, che il vero problema è l’uso massivo dell’AI e non il suo perfezionamento marginale. Vero. Ma chi oggi guida la trasformazione digitale sa che non è possibile fermare la corsa all’adozione dell’intelligenza artificiale. Quello che si può fare, e si deve fare, è cominciare a inserire nel processo decisionale leve che spingano a un’ottimizzazione continua, non a un consumo cieco. “Non possiamo eliminare l’impatto, ma possiamo gestirlo meglio” è un mantra che inizia a sostituire il vecchio “non preoccuparti, è green”.

La vera domanda è se gli altri player seguiranno. Scaleway, per esempio, ha già iniziato a posizionarsi come alternativa più sostenibile, ma non offre ancora questa granularità di misurazione per token. E Big Tech? Non aspettarti miracoli. Finché il mercato non pretenderà numeri, continueranno a vendere il loro green marketing confezionato con video patinati di pale eoliche e pannelli solari. L’Europa, con iniziative come quella di Seeweb Italia, potrebbe essere il primo continente a spostare l’asticella: se i clienti cominciano a chiedere i watt per token come chiedono oggi la latenza o l’Uptime SLA, la rivoluzione sarà iniziata.

Il paradosso, e qui sta il lato più divertente, è che questa trasparenza sarà più apprezzata da chi ha una mentalità da ingegnere che da ambientalista. I veri early adopter saranno i CTO, i CFO e chi deve fare scelte basate su ROI, non i paladini del clima. Perché sapere quanti watt consuma un token è anche un ottimo modo per capire quanto costa, e come ridurre quel costo. La sostenibilità, in fondo, vince solo quando diventa conveniente. Seeweb Italia, con regolo.AI, sembra averlo capito prima di molti altri.

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