
Ore 18, Siamo stati initati all’evento Sala della Lupa. IA e Parlamento, “Umanità in equilibrio tra robot, Intelligenza artificiale e natura” Lectio magistralis di Maria Chiara Carrozza con l’introduzione della Vicepresidente, Anna Ascani.
La Professoressa Maria Chiara Carrozza, voce autorevole di una saga robotica Asimoviana che sfida la banalità e reclama spazi di profondità in un mondo dominato da feed superficiali, ci ha coinvolto con “passione” e i suoi ricordi d’infanzia, in un circuito di innovazione dove intelligenza artificiale e robotica si fondono in un unico ritmo.
Nel dialogo tra AI, robotica e diritti umani emergono proposte chiare: Carrozza proclama un equilibrio storico, con la sua nascita del mondo dell’automotive Ford in America, e FIAT in Italia e poi della applicazione dei Robots, dove la macchina non fagocita il lavoro umano, ma lo amplia. È un paradigma che sposta l’automatizzazione su ciò che è ripetitivo e usurante, restituendo dignità al lavoro umano .
Il focus sull’applicazione militare si riflette nei suoi interventi, ma include anche esempi concreti di intelligenza artificiale predittiva applicata al clima con Emanuele Aucone (Scienze Robotics), sistemi eco-robotici in grado di operare in ambienti remoti come il mare (Habitat Restoration) e soluzioni innovative per la riabilitazione, dimostrando che la tecnologia non è un concetto astratto, ma un terreno fertile per salvare vite umane e il pianeta.
Quando si parla di neuro‑robotica, Carrozza sfrutta la complessità come trampolino: dai sensori tattili che restituiscono sensazioni tramite protesi avanzate (SmartHand) alla progettazione di esoscheletri intelligenti per la riabilitazione, racconta come l’AI eserciti controllo e adattamento in tempo reale sul corpo umano . Segno e “sogno” di una convergenza di meccanica, elettronica e biologia dove algoritmi e hardware dialogano con la carne.
La lezioni tenutasi nel luglio 2025, a Montecitorio, sono una lectio magistralis su questo equilibrio tra automazione, IA e natura: la sfida non è tra robot e uomini, ma tra visione limitata e policentrica capacità di progettare futuro .
La narrativa sulla robotica‑AI che Carrozza costruisce è potente, radicata nella pratica, contaminata di etica e ambientalismo. Non predica miracoli, propone applicazioni protesiche, riabilitative, ecologiche che aggiungono valore alla vita e al pianeta.
Fa leva su una strategia comunicativa che alterna pragmatismo tecnico, esempi concreti, richiami etici e scenari visionari. Cita interventi pubblici, format televisivi, eventi parlamentari, ogni volta portando l’AI al servizio del reale, non dell’ideologia.
È così che la robotica diventa agente di equità: non per togliere, ma per restituire possibilità, sensazioni, autonomia, sostenibilità. La sua AI non vive nei cloud, ma nella carne, nei sensori tattili, nelle piante monitorate da droni intelligenti. E soprattutto vive nell’uomo che rimane al centro, con i suoi bisogni, i suoi diritti e le sue responsabilità.
Questa narrazione respinge ogni tentazione di entusiasmo superficiale e si sottrae all’idealismo. Si sviluppa lungo un percorso che parte dal significato di “Video Killed the Radio Star”, riflettendo sull’inevitabile influenza della tecnologia, e si conclude con l’incipit “La ricerca è un viaggio”, citando Claudio Magris e la prefazione di “L’infinito viaggiare”.
Si chiude guardando al futuro, ma con le radici saldamente ancorate al passato, attraverso il suo amato libro di Dirac sulla meccanica quantistica, di cui assisteremo alla seconda ondata. Un apparente disordine volutamente orchestrato per far comprendere che l’intelligenza artificiale e la robotica non sono un semplice download, ma una costruzione collettiva e profonda.
La robotica tradizionale si fondava su modelli matematici rigorosi e dinamiche fisiche previste con precisione millimetrica. Ogni movimento era il risultato di equazioni differenziali, cinematica e controllo predittivo: il robot era un automa deterministico, incapace di deviare dai parametri imposti. Oggi, con l’avvento dell’intelligenza artificiale e degli algoritmi di reinforcement learning, il paradigma è stato rovesciato.
Non si programma più ogni traiettoria, si lascia che la macchina esplori lo spazio delle possibilità attraverso cicli iterativi di tentativo ed errore, accumulando esperienza come un organismo biologico. È un passaggio epocale: dalla robotica basata su “modello e controllo” a una robotica “data-driven” in cui l’ambiente diventa un laboratorio di apprendimento continuo. I robot non calcolano soltanto, imparano a comportarsi, affinano le strategie e sviluppano competenze emergenti che nessun ingegnere avrebbe previsto a tavolino.
In questo ordito, il messaggio è uno solo: non temere l’intelligenza artificiale e i robot, ma temere di non farli bene.
webtv qui per vedere la sua splendida lectio:
https://webtv.camera.it/evento/28677
“Abbiamo voluto ospitare qui alla Camera un ciclo di conferenze aperte al pubblico per continuare a indagare gli effetti della rivoluzione in corso e stimolare un dibattito approfondito anche con le cittadine e i cittadini che si trovano già e si troveranno sempre più a confrontarsi con questa innovazione.
Occorre anzitutto promuovere consapevolezza e costruire a tutti i livelli un pensiero che ci renda capaci di governarla mettendo al centro le persone, per il bene dell’umanità, per il suo sviluppo nella giustizia e nel rispetto dei diritti”, così la Vicepresidente Ascani.