Non è un annuncio qualsiasi. Quando una società come Unitree Robotics decide di depositare i documenti per una IPO in Cina, con tanto di Citic Securities al fianco e un’agenda serrata per dicembre, il messaggio al mercato è chiaro. La robotica commerciale cinese ha deciso di uscire dall’infanzia. Ed è interessante che il primo vero humanoid robot cinese pronto a sbarcare in borsa non venga da Shenzhen, ma da Hangzhou, città più famosa per l’e-commerce di Alibaba che per l’ingegneria meccanica. Ironico, vero? Ma del resto, come scriveva un analista di Pechino qualche giorno fa, “quando un leader tecnologico si lancia su una IPO significa che i laboratori non bastano più. Serve la scala industriale, servono soldi veri”. E i soldi veri, oggi, arrivano solo dai mercati pubblici.
L’IPO di Unitree Robotics non è un semplice atto di raccolta fondi, è una dichiarazione politica. Wang Xingxing, il fondatore che controlla il 34,8 per cento della società, sta mettendo sul tavolo un messaggio preciso. La corsa ai humanoid robot cinesi non sarà più un gioco da start-up, ma un business con bilanci trimestrali, investitori esigenti e, soprattutto, con l’obbligo di trasformare prototipi in prodotti. Non che Unitree parta da zero. Nel 2024 ha già superato il miliardo di yuan di fatturato annuale e ha chiuso un round che l’ha consacrata unicorno, con una valutazione oltre i 10 miliardi di yuan. Ma la borsa è un’altra cosa. E il fatto che tra i suoi investitori ci siano Alibaba, Ant Group, Tencent, China Mobile e persino Geely dice tutto sulla convergenza che si sta creando tra robotica commerciale e le big tech cinesi. Un incrocio che ricorda, per certi versi, la corsa americana agli LLM, con investimenti incrociati tra cloud, hardware e applicazioni. Solo che qui il gioco è più fisico, più sporco, più meccanico.
La narrativa ufficiale parla di un settore che raddoppia i finanziamenti anno su anno, 31,8 miliardi di yuan nel 2025, il doppio rispetto allo stesso periodo del 2024, dati ITJuzi. Eppure quello che colpisce è l’improvvisa urgenza di “farsi vedere” sui mercati. Perché questa fretta? La risposta è cinica ma semplice. La robotica commerciale cinese, in particolare quella legata ai humanoid robot, sta entrando in una fase di consolidamento brutale. AgiBot, il rivale diretto di Unitree, ha già tentato il colpo di mano con una quasi fusione inversa tramite Swancor Advanced Materials, anche se ha negato fosse una back-door listing. E UBTech Robotics, già quotata a Hong Kong, ha strappato un contratto da 90 milioni di yuan con MiEE Automotive, un’operazione che ha fatto più rumore delle sue ultime dimostrazioni di robot danzanti. Il messaggio è che chi non scala ora, chi non mette in cassa capitali per ottimizzare la produzione e abbattere i costi, rischia di restare schiacciato.
Il punto è che costruire humanoid robot cinesi non è un gioco per makers. Ogni articolazione motorizzata, ogni algoritmo di controllo, ogni sincronia tra hardware e modelli di intelligenza artificiale richiede capitali e iterazioni continue. La segretaria generale del Centro di ricerca per l’innovazione AI della China Europe International Business School, Qian Wenying, lo ha detto senza mezzi termini. “I proventi delle IPO non servono solo per fare marketing, ma per ridurre i costi di produzione e lanciare prodotti veri sul mercato”. È il passaggio dall’euforia degli esperimenti da laboratorio al sudore industriale della linea di assemblaggio. E c’è un aspetto che pochi colgono. Chi arriva per primo a dominare la filiera produttiva diventa il vero gatekeeper, perché la standardizzazione dei componenti in robotica è il vero vantaggio competitivo. L’IPO Unitree Robotics non è solo raccolta di capitali, è un modo per entrare in quella posizione di controllo.
C’è un retrogusto quasi ironico in tutto questo. Dieci anni fa, quando Boston Dynamics pubblicava video virali di cani robot che saltavano, i cinesi ridevano delle ossessioni occidentali per i robot antropomorfi. Oggi la Cina non solo produce i suoi “cani robot” in serie, ma si prepara a quotare in borsa società che vogliono sostituire operai e addetti alla logistica con androidi semi-autonomi. E la corsa è già iniziata. JD.com ha appena investito in tre start-up robotiche, Engine AI, LimX Dynamics e Spirit AI, segnale che anche l’e-commerce si prepara a integrare humanoid robot nei magazzini. Non a caso, China Mobile ha firmato contratti milionari sia con Unitree che con AgiBot, 46 e 78 milioni di yuan rispettivamente. Quando le telecom iniziano a investire direttamente in robotica commerciale, è evidente che la robotica non è più un esperimento, ma un business di rete, integrato, scalabile.
Il paradosso è che la maggior parte di questi robot, per ora, sono più vicini a un marketing ben orchestrato che a una rivoluzione sociale. Ma questo non importa ai mercati. Quello che conta è la narrativa di un futuro prossimo in cui i humanoid robot cinesi saranno ovunque, dai magazzini alle fabbriche alle case. E l’IPO Unitree Robotics serve esattamente a questo. Vendere la promessa prima che la realtà sia pronta. “Raising brand awareness”, l’ha definito Wu Meimei, analista di ITJuzi. Ma non è solo questione di visibilità. Quotarsi significa attrarre fornitori migliori, accedere a linee di credito più favorevoli e, soprattutto, avere una valuta di scambio, le azioni, con cui acquisire start-up più piccole. In un mercato che raddoppia i finanziamenti anno su anno, avere azioni quotate significa poter comprare la concorrenza senza bruciare liquidità.
Ma c’è un altro aspetto sottile che molti analisti fingono di ignorare. La corsa alla IPO nel settore dei humanoid robot cinesi è anche una corsa geopolitica. Mentre l’occidente discute di regolamentazioni etiche per l’intelligenza artificiale e si perde in dibattiti sulla sicurezza dei robot umanoidi, la Cina spinge verso la commercializzazione aggressiva. Questo crea un vantaggio strategico difficilmente recuperabile. Chi controlla i dati generati dai robot industriali e domestici controlla anche la prossima generazione di modelli di intelligenza artificiale. E questo, per un Paese che mira a dominare l’AI globale, è più importante del semplice ritorno sugli investimenti.
Unitree Robotics, insomma, non sta solo chiedendo soldi. Sta lanciando un segnale che il laboratorio è finito. È l’inizio di una guerra industriale in cui vinceranno quelli che sapranno produrre in massa, a costi bassi e con hardware ottimizzato per l’intelligenza artificiale. Chi crede ancora che questi humanoid robot cinesi siano solo gadget futuristici non ha capito niente. La vera partita si gioca ora, e il ticker dell’IPO sarà solo l’inizio dello spettacolo