Dal 4 settembre 2025, OpenAI ha reso disponibili i Projects anche per gli utenti free, inclusi i limiti di caricamento file (fino a 5 file per progetto), con rollout già attivo su web e Android, mentre iOS riceverà l’upgrade prossimamente.
Projects in ChatGPT: la vera rivoluzione non è l’intelligenza artificiale, ma la memoria
La gente continua a parlare di intelligenza artificiale come se fosse magia nera, come se un modello linguistico fosse un oracolo che prevede il futuro. In realtà, la vera svolta non è mai stata il cervello della macchina, ma la sua memoria. È qui che entrano in gioco i Projects in ChatGPT, una funzionalità che rischia di essere sottovalutata dagli entusiasti delle demo su TikTok ma che per chi lavora seriamente con l’AI rappresenta un cambio di paradigma. Perché se un assistente non ricorda chi sei, cosa vuoi e dove sei arrivato, è poco più di un intrattenitore. Con i progetti invece, ChatGPT si trasforma in un vero spazio di lavoro AI, strutturato e persistente, capace di accompagnare attività complesse e di lungo periodo, dal piano marketing alla ricerca scientifica, fino al wedding planning di chi crede che l’AI possa anche salvare matrimoni.
Chi si illude che un prompt geniale basti a gestire settimane di lavoro ignora la realtà. La memoria distribuita in chat scollegate è come una riunione di manager senza agenda: entusiasmo all’inizio, caos dopo dieci minuti. I Projects in ChatGPT invece offrono un contenitore unico in cui documenti, conversazioni e istruzioni restano coerenti e collegati. È la differenza tra lanciare un messaggio su Slack a mezzanotte e avere una knowledge base strutturata che ti segue ovunque. In un mondo dove il multitasking è ormai sinonimo di ansia digitale, avere uno spazio persistente che riduce la frizione cognitiva non è un vezzo, è un’arma competitiva.
La funzione più sottovalutata è la possibilità di scegliere tra memoria project-only e default memory. È un dettaglio tecnico che però segna la linea tra l’uso amatoriale e quello enterprise. Con la prima, il progetto è un’isola autosufficiente: nessun collegamento con chat esterne, nessuna contaminazione. È la modalità ideale per progetti sensibili, ricerca R&D, piani strategici che non devono mescolarsi con la cronaca spicciola. Con la seconda invece, si permette a ChatGPT di attingere anche da altre conversazioni, rendendo più fluido il lavoro ma con il rischio di mescolare livelli diversi di contesto. In pratica è la differenza tra lavorare in una war room blindata e lanciare idee al bar con i colleghi.
Chi lavora davvero con i dati sa che la questione non è solo organizzativa. La memoria di ChatGPT è la chiave per costruire una relazione di lungo termine con l’assistente. Significa che il modello non riparte da zero a ogni interazione, ma evolve insieme al progetto, accumulando contesto e affinando risposte. È un passo verso quella che potremmo definire “AI relazionale”: un assistente che non si limita a reagire, ma che cresce con te. In un mondo che idolatra la produttività istantanea, l’idea di continuità può sembrare noiosa, ma è l’unica che produce vera efficienza.
La parte più affascinante è che i progetti non sono solo archivi, ma spazi di lavoro AI dinamici. Dentro ci puoi caricare file, PDF, fogli Excel, immagini. Il sistema non dimentica, non chiede ogni volta il briefing da capo. È come avere un consulente che si ricorda ogni versione del tuo business plan, ogni iterazione di codice, ogni nota stonata di quella campagna social che speravi nessuno notasse. Non stiamo parlando di una funzione cosmetica, ma della base per costruire processi AI-driven reali, scalabili e replicabili.
C’è anche un dettaglio che farà sorridere i CTO più paranoici: i Projects in ChatGPT ereditano le policy di sicurezza, i controlli di accesso e la compliance API già attivi a livello di workspace. Tradotto, non c’è superficie di attacco in più, nessuna nuova backdoor, nessuna giustificazione per i team legali che amano bloccare ogni innovazione in nome della compliance. In un panorama in cui la sicurezza è l’alibi perfetto per non fare nulla, questo dettaglio toglie un argomento a chi si oppone per principio.
Ironia della sorte, la maggior parte degli utenti userà i progetti in modo banale. Un raccoglitore di ricette, un diario digitale, magari il solito romanzo che non finiranno mai. Ma nelle mani giuste, questa funzionalità diventa un’infrastruttura. Significa poter orchestrare strategie multi-threaded, avere un archivio evolutivo di ricerca, costruire pipeline di contenuti ottimizzati per SEO senza perdersi nella giungla di prompt casuali. Per chi lavora nel marketing, nella consulenza o nella ricerca, è l’equivalente di passare da un taccuino caotico a un knowledge graph intelligente.
E non bisogna dimenticare la dimensione psicologica. Una memoria stabile riduce l’ansia da “perdita di contesto” che affligge chiunque lavori con AI generative. Se ogni volta devi ricominciare da zero, il costo cognitivo esplode. Con i Projects in ChatGPT, il modello diventa un partner affidabile, non più un assistente smemorato. È un cambio di percezione che può fare la differenza tra adottare l’AI come gadget e integrarla come infrastruttura strategica.
Chi pensa che sia solo un dettaglio tecnico non ha capito il gioco. Il futuro non è fatto di chatbot che scrivono testi carini, ma di sistemi che ricordano, collegano e rielaborano. I progetti sono il primo passo verso ambienti digitali dove l’intelligenza artificiale non si limita a rispondere, ma costruisce con te. E se vi sembra un’esagerazione, provate a immaginare un McKinsey junior consultant che lavora gratis, senza ferie e con memoria infinita. Improvvisamente, i Projects in ChatGPT smettono di sembrare un aggiornamento di feature e iniziano a sembrare un colpo di stato silenzioso nel modo in cui lavoriamo.