Ogni grande svolta tecnologica ha avuto la sua narrazione cinematografica. Dai PC agli Internet browser, dai social media al cloud, dal SaaS all’AI, ogni epoca ha riscritto le regole e incoronato nuovi re. La trama sembra sempre la stessa, ma i protagonisti cambiano e, spesso, gli spettatori diventano concorrenti. Il cliché? Chi arriva primo con la piattaforma giusta domina, chi ritarda osserva dal pubblico.

Il timing è stato la variabile cruciale. Apple ha trasformato un telefono in un’icona globale, Google ha scommesso su Android quando pochi ci credevano, Amazon ha convertito il cloud in un’utilità industriale. Chi pensava fosse solo un gioco di gadget tecnologici ha perso. Il tempo, in questo cinema di bit e infrastrutture, è denaro e controllo.

Il platform play non è un concetto nuovo, ma ha preso nuova forma. Microsoft ha cavalcato MS-DOS, poi Windows, e oggi Azure domina il cloud. Meta non ha inventato il social network, ma ha sfruttato network effects per costruire un ecosistema quasi inespugnabile. La lezione? Scalare la piattaforma giusta vale più di inventarla. Non sorprende che chi pensa solo al prodotto perda la guerra delle piattaforme.

Scommettere sull’infrastruttura tecnologica è diventato sinonimo di vision. NVIDIA ha costruito il futuro del calcolo puntando sulle GPU, e TSMC ha seguito dove il mercato stava andando, anticipando la domanda globale di chip. Se non controlli la fabbrica o l’hardware, il tuo software rischia di essere un giocattolo fragile nelle mani dei colossi.

L’era dell’AI segna una svolta diversa. Qui non si parla solo di hardware o piattaforme, ma di modelli linguistici di grandi dimensioni, costi di inferenza, stack verticali e workflow agentici. Dall’arrivo di Gemini a GPT fino agli agenti AI di ServiceNow, il terreno di gioco è vasto e i rischi elevati. Non esistono scorciatoie: chi non padroneggia i dati, la compute economics e la scalabilità dei modelli rischia di scomparire in fretta.

McKinsey ha messo insieme una timeline che sembra un copione cinematografico, ma funziona anche come blueprint per anticipare le prossime disruption. Le lezioni non cambiano: innovazione, timing, piattaforma, infrastruttura. Ma nel 2025, il protagonista non è più il PC, il social o il cloud: è AI.

Se AI è l’onda di oggi, la domanda cruciale è cosa verrà dopo. La risposta non è scontata e probabilmente richiederà un mix di intelligenza computazionale, automazione verticale e capacità di orchestrare sistemi complessi come un regista con una troupe di attori ribelli. Le aziende che oggi sembrano invincibili potrebbero essere i dinosauri di domani se non leggono la sceneggiatura prima di tutti.

Alcuni stanno già sperimentando modelli verticali: AI per finanza, AI per sanità, AI per logistica. Altri costruiscono workflow agentici, dove i modelli non solo rispondono a prompt ma prendono decisioni autonome e interconnesse tra sistemi diversi. È un terreno dove la disciplina dei software tradizionali incontra l’imprevedibilità dell’intelligenza. Chi governa l’infrastruttura, controlla la scena, chi domina i LLM, scrive i dialoghi e detta il ritmo del plot.

Curiosità: storicamente, le ondate tecnologiche hanno avuto sempre un finale simile. I pionieri dell’innovazione diventano standard, i follower si trasformano in commodity. L’AI non sfugge a questa regola, ma aggiunge un livello di complessità. Non è più sufficiente avere la migliore piattaforma o il cloud più potente; serve orchestrare stack complessi e prevedere comportamenti emergenti dei modelli. Un errore di calcolo, e l’onda ti travolge.

Domanda finale, provocatoria: la tua azienda sarà ancora sul grafico tra dieci anni? O resterà a guardare, come spettatore impotente di una scena che conosce troppo bene? La storia mostra che chi domina l’infrastruttura e capisce i modelli vincerà, gli altri impareranno dalle serie TV di successo del passato.

L’AI è il protagonista oggi, ma i saggi guardano oltre. La prossima grande onda potrebbe non avere nome, non avere piattaforma, non avere regista noto. Sarà chiaro solo a chi ha capito che la disruption è una costante, non un evento.

P.S. : Visto perchè sono un Jurassico