
Mario De Caro, con il suo libro Realtà, pubblicato da Bollati Boringhieri, riporta al centro della scena filosofica il dibattito sul realismo e sull’antirealismo con una precisione chirurgica e un’ironia da veterano della filosofia contemporanea. Per decenni il realismo sembrava confinato ai margini, ironicamente soprannominato “marsupiale della filosofia”, mentre l’antirealismo dominava la riflessione accademica, dalla filosofia analitica a quella continentale. L’antirealista moderno accetta una realtà extramentale, ma la considera amorfa, destrutturata, e legata più alle categorie della mente o del linguaggio che al mondo stesso. Thomas Kuhn ci ricorda che i paradigmi definiscono il mondo, mentre Hilary Putnam, nella fase del “realista interno”, mostra come mente e mondo si generino insieme, un gioco di specchi che rende ogni certezza ontologica sospetta.
De Caro distingue con chiarezza due dimensioni fondamentali del realismo: ontologia ed epistemologia. La realtà non è mai tutto o niente, ma un continuum in cui ogni pensatore si colloca tra realismo integrale e antirealismo radicale. Il volume approfondisce la dicotomia tra Realismo Ordinario, radicato nella percezione e nella vita quotidiana, e Realismo Scientifico, che rivendica il monopolio della conoscenza scientifica. La storia della filosofia aiuta a capire le origini di questo conflitto: il platonismo fisico-matematico, incarnato da Galileo, sostiene che l’universo sia scritto in linguaggio geometrico. L’aristotelismo, invece, fonda la conoscenza sulla percezione, lasciando aperta la questione delle entità ordinarie non riducibili alla scienza.
Il Realismo Ordinario sostiene che la percezione ci guida verso il mondo reale, che le proprietà secondarie, come colori e odori, non sono riducibili alle proprietà microfisiche, e che la normatività – morale e sociale – ha basi oggettive. Il Realismo Scientifico, incarnato da Sellars e Quine, difende la scienza come misura di tutte le cose, incarnando il cosiddetto Naturalismo Radicale. Il problema emerge quando il Naturalismo Radical affronta fenomeni come coscienza, libero arbitrio e valori: il riduzionismo, l’eliminazionismo e il misterianismo mostrano i loro limiti, incapaci di spiegare ciò che sfugge alla scienza pura. La filosofia del realismo qui non è mera speculazione accademica, ma una sfida alla pretesa di un monismo causale che pretende di esaurire la realtà con la sola scienza.
Il libero arbitrio diventa il banco di prova del realismo pluralistico. Esperimenti neuroscientifici di Libet e Soon hanno fatto scalpore, ma De Caro mostra come non annullino il compatibilismo, ignorino decisioni complesse e trascurino la gerarchia di valori che definisce le scelte umane. La sfida epifenomenistica, che riduce la mente cosciente a un’ombra causale, appare come un eccesso metodologico basato su dati artificiali e non rappresentativi dell’agire umano reale. La filosofia della realtà, in questo contesto, non può rinunciare a una visione pluralistica.
La risposta proposta è il Naturalismo Liberalizzato, un realismo pluralistico che riconosce due livelli di realtà: naturale e normativa. Abbandonato il monismo causale, il pluralismo causale permette di spiegare fenomeni con diverse modalità, tutte legittime: fisiologia, intenzione, norme e valori coesistono in un quadro coerente. Filosofia e scienza dialogano, senza subordinazioni, e la realtà diventa un mosaico complesso, multistrato, in cui spiegazioni differenti sono non solo possibili, ma necessarie. Il libro di De Caro invita a ripensare la filosofia della realtà come un’impresa collaborativa, tra rigore scientifico e sensibilità filosofica, con un approccio che evita dogmatismi e riduzionismi.
Realtà è dunque un testo che parla ai lettori moderni, affascinati dalla complessità del mondo e stanchi delle semplificazioni ideologiche. Il realismo, qui, non è una bandiera da sventolare ma un laboratorio intellettuale in cui si sperimentano diverse prospettive sul mondo, sulle cause e sulle spiegazioni. La filosofia della realtà torna così a essere viva, concreta, provocatoria, un terreno dove mente, scienza e norme si incontrano senza il rischio di ridurre il mondo a un semplice schema cartesiano.