Alibaba Amap sta diventando molto più di una semplice app di mappe. Dietro la facciata di un servizio di navigazione si nasconde la strategia più aggressiva di Alibaba per scardinare il dominio di Meituan nei servizi locali digitali, quel mercato apparentemente noioso fatto di ristoranti, recensioni, prenotazioni e consegne, che in realtà muove miliardi di dollari e decide le sorti delle super-app cinesi. Quando il colosso di Hangzhou ha annunciato che la nuova funzione Amap Street Stars ha raccolto 400 milioni di utenti in meno di un mese, il messaggio non era tecnico, ma politico: il territorio di Meituan è sotto assedio.
Il punto non è che Amap abbia oggi quasi 900 milioni di utenti attivi al mese, collocandosi dietro solo a WeChat, Douyin e Taobao. Il punto è che metà di essi ha già testato una funzione che non riguarda più solo mappe e traffico, ma la scelta di dove andare a cena, quale hotel prenotare o quale attrazione visitare. Una mossa chirurgica: trasformare un’app di navigazione in un hub di decisione quotidiana. È il vecchio trucco di chi controlla la mappa: se decido io dove tu vuoi andare, alla fine controllo anche cosa tu consumerai.
Meituan, che da anni regna incontrastata con la sua app Dianping per recensioni e delivery, non poteva restare a guardare. Ha risposto con una spruzzata di intelligenza artificiale, promettendo modelli capaci di filtrare le recensioni, distinguere i commenti autentici dal rumore e lanciare un nuovo servizio di “quality food delivery”. Una difesa che somiglia molto a un contrattacco nervoso, come il generale che mette truppe fresche in campo per evitare che il nemico gli aggiri le retrovie. E mentre Amap macinava record di 360 milioni di utenti giornalieri durante la Golden Week, Meituan si rifugiava nella vecchia arma dei sussidi: soldi distribuiti a 10 mila ristoranti, con il tetto di 50 mila yuan a esercizio, per dimostrare che sta ancora proteggendo i piccoli imprenditori dalla pressione del mercato.
Qui si apre la parte ironica della vicenda. Alibaba, storicamente associata all’e-commerce, si reinventa come paladino del consumo urbano, utilizzando la geolocalizzazione per colonizzare lo spazio pubblico digitale. Meituan, nata come campione della prossimità e del “dove mangiare stasera”, si ritrova a dover giustificare la propria utilità nel momento stesso in cui la logica delle super-app viene ribaltata: non più partire dal servizio per integrare i dati, ma partire dalla mappa per catturare l’utente. È come se Google Maps improvvisamente decidesse di diventare TripAdvisor, Yelp e Deliveroo nello stesso giorno, con il piccolo dettaglio di avere già quasi un miliardo di utenti mensili da cui partire.
Non è un caso che Amap abbia spinto l’assistente AI Xiaogao a consigliare oltre 92 milioni di luoghi solo il primo ottobre, processando 2,6 miliardi di richieste in una sola giornata. Questi numeri non sono metriche da comunicato stampa, sono avvertimenti. Quando un’azienda tecnologica cinese pubblica dati così precisi non sta cercando di convincere gli investitori, sta mandando un messaggio ai concorrenti: sappiamo quanti clienti muoviamo e possiamo decidere di spostarli altrove. Non è difficile immaginare un domani in cui ordinare cibo, prenotare un hotel o acquistare un biglietto per un concerto avvenga senza mai uscire da Amap.
Il vero colpo di scena è finanziario. Mentre le azioni di Meituan a Hong Kong hanno perso il 30 per cento dall’inizio dell’anno, quelle di Alibaba hanno guadagnato il 128 per cento. Non è solo una questione di risultati trimestrali, ma di percezione: il mercato inizia a credere che Alibaba sia di nuovo capace di reinventarsi, mentre Meituan appare come un titano affaticato che difende la sua roccaforte con incentivi sempre meno efficaci. Il paradosso è evidente. Meituan, nata come alternativa snella e innovativa rispetto ai giganti, si ritrova oggi nella posizione dell’incumbent, mentre Alibaba si veste da disruptor nonostante sia una delle aziende più grandi del pianeta.
Il bello, o il cinico, è che l’utente medio non percepisce questa guerra invisibile. A lui interessa che la mappa gli dica dove andare a cena e magari che il cibo arrivi caldo. Ma dietro la comodità quotidiana si gioca una partita di geopolitica digitale, in cui ogni clic e ogni recensione sono tasselli di un impero di dati. Non sorprende che la nuova frontiera della concorrenza siano le recensioni stesse: Alibaba che crea classifiche con AI, Meituan che filtra i commenti con modelli linguistici. In un Paese in cui la fiducia verso i feedback online è crollata a colpi di manipolazioni e recensioni fasulle, la promessa di autenticità diventa la nuova moneta.
Alibaba Amap non è quindi più un’app di mappe. È un laboratorio di servizi locali digitali dove la battaglia con Meituan si combatte con intelligenza artificiale, sussidi e strategie di lock-in. Chi controlla la mappa controlla la città, e chi controlla la città controlla i consumi. Questa è la logica che i giganti cinesi hanno colto prima di altri. Ironico che in Occidente, mentre ci affanniamo ancora a discutere se la pubblicità su Google Maps sia troppo invasiva, in Cina si stia ridisegnando il concetto stesso di consumo urbano digitale.
La partita è solo all’inizio, ma una cosa è chiara: se Amap riuscirà a trasformare il traffico stradale in traffico commerciale, la definizione di “piattaforma di servizi locali” dovrà essere riscritta. Non più l’app che ti porta il cibo a casa, ma quella che decide dove andrai a vivere la tua prossima esperienza, prima ancora che tu abbia pensato di cercarla. Un’arte sottile che fa sorridere chi ricorda la frase di Jack Ma: “In Cina le aziende crescono come funghi dopo la pioggia, ma solo alcune diventano alberi”. Amap, oggi, sembra avere tutte le radici giuste.