Il punto di partenza è che OpenAI ha già dichiarato da mesi l’obiettivo di rendere gli “agentic applications” molto più semplici. Il loro “New tools for building agents” include API, SDK, strumenti di orchestrazione e osservabilità integrata. (vedi OpenAI) Anche l’integrazione fra OpenAI e Temporal su Durable Execution per agent SDK è realtà: la promessa è che i tuoi agent resistano a crash, latenza, guasti di rete, riprendano da dove hanno lasciato senza che tu debba costruire un’infrastruttura da zero.

Quindi quando si vocifera di un “Agent Builder” drag-and-drop annunciato al DevDay 2025, quel frammento non è scoperta esoterica: è la logica estensione la UI che nasconde la complessità dell’orchestrazione e che rende “creazione di agenti” un’operazione quasi visuale. Le fonti affermano che il Builder includerebbe moduli logici (if/else, loop), connettori (MCP), widget ChatKit, guardrail, template per Q&A, document flow tutto integrato.

E allora la tua domanda: questo significa che l’automazione diventa centralizzata o che scatta una nuova ondata di tool open? La risposta è: entrambi, ma con un equilibrio instabile.

Immagina questo scenario: OpenAI sforna un ecosistema integrato modelli, agenti, orchestratori, dashboard tutto nativamente interoperabile. Per chi lavora già nell’ecosistema OpenAI, il valore è enorme: tempi di prototipazione ridotti, minori attriti, integrazione nativa con i modelli. È come se il “sistema operativo” AI diventasse OpenAI + Agent Builder. In quel mondo il vantaggio competitivo è enorme, e gli outsider restano sul bordo.

Ma se la centralizzazione è forte, la pressione verso l’apertura diventa ancora più feroce. Gli sviluppatori, le community open source e le startup non resteranno a guardare. Avranno due spinte forti: replicare (o bypassare) il Builder con tool indipendenti, o costruire layer sovrapposti che si appoggiano ma non dipendono da OpenAI. È qui che appare la “sparachiodi di innovazione”.

Di fatto, OpenAI ha già spinta l’ecosistema degli agent, con “ChatGPT agent” che combina funzioni di Agent, Operator e Deep Research nel contesto di ChatGPT. (vedi OpenAI) In breve: il terreno è preparato. Le nuove API e SDK sono il motore; il Builder è l’involucro di esperienza utente. La vera variabile è: quanto OpenAI lascerà spazio ai concorrenti, ai plugin, ai protocolli aperti.

In uno scenario ottimistico, OpenAI rende il Builder estendibile: plugin esterni, modelli alternativi, connettori personalizzati. Allora non sarà un recinto, ma una piattaforma. Se invece l’integrazione resta chiusa “porta di frontiera” con licenza, moneta interna, lock-in assisteremo a un’architettura di colosso.

Chi perde in questo scenario? I tool di automazione che non evolvono rapidamente, quelli che si basano su API di terze parti senza modello, gli ecosistemi che non si connettono al livello “modello+agente”. I vincitori? Chi costruisce parti del Builder: moduli di logica, visualizzatori, debugger, estensioni di guardrail, connettori di nicchia.

In fondo, l’automazione non diventa centralizzata, ma si ristruttura. Il baricentro si sposta dal “plumbing tra API” al “ecosistema agente visivo integrato”. Il che rende il DevDay 2025 probabilmente il giorno in cui il paradigma cambia: da “strumenti che integrano AI” a “AI che è lo strumento”.