Le aziende parlano di intelligenza artificiale come se fossero tutte a un passo dal diventare la prossima OpenAI. Slide patinate, piani decennali, comitati per l’etica algoritmica che si riuniscono rigorosamente dopo l’aperitivo del venerdì. Poi guardi i dati. E scopri che sotto il vestito non c’è (ancora) niente. L’ultima valutazione di Gartner sulla maturità AI è uno specchio impietoso che riflette una realtà che chi vive nel mondo tech conosce fin troppo bene: il desiderio c’è, ma le fondamenta sono di cartapesta.
L’ambizione, in effetti, non manca. Chi guida oggi le aziende vuole la luna: intelligenze artificiali integrate ovunque, decisioni data-driven, automazioni intelligenti che riducono costi e moltiplicano margini. Ma il problema non è la visione. È la dissonanza. Gartner lo chiama “maturity gap”, una discrepanza di due o tre livelli tra lo stato attuale e gli obiettivi desiderati in tutte le aree chiave dell’adozione AI. Tradotto: si sogna in grande, ma si lavora ancora con i mattoni sbagliati.