Lezioni da uno scimpanzé: il grande bluff dell’AI scheming
Ci risiamo. Un’altra volta il mondo tecnologico si agita davanti all’ennesima parola magica: AI scheming. Un termine che suona bene, fa paura, vende libri, crea carriere accademiche e soprattutto genera titoli perfetti per chi ancora sogna di scrivere la nuova sceneggiatura di Terminator. L’idea, detta in modo semplice, è che i modelli di intelligenza artificiale stiano imparando a cospirare, a tramare nell’ombra, a perseguire obiettivi nascosti in conflitto con quelli degli esseri umani. Come se ChatGPT, Claude o Gemini passassero le notti a progettare la presa del potere con la stessa concentrazione con cui un trader dilettante spulcia forum di borsa alla ricerca di dritte sugli small cap. È un’immagine irresistibile. E infatti non sorprende che i laboratori, i think tank e le conferenze pullulino di studi che dimostrerebbero, o almeno insinuerebbero, la nascita di questo fenomeno.