L’era dell’intelligenza artificiale ha scardinato i paradigmi delle esposizioni d’arte in modi che neanche i più visionari curatori avrebbero potuto immaginare solo un decennio fa. Si pensi a una sala espositiva che non è più solo un contenitore passivo di opere, ma uno spazio interattivo in cui algoritmi sofisticati plasmano l’esperienza culturale del visitatore. Non si tratta più di osservare, ma di vivere l’arte attraverso un dialogo continuo con la tecnologia. Il mix tra AI, realtà aumentata e virtuale ha reso la fruizione artistica un terreno di sperimentazione che ridefinisce il ruolo del curatore e del pubblico, spostando la percezione dall’arte come oggetto statico a un’esperienza dinamica e personalizzata.