
Il mercato applaude sempre quando Amazon annuncia un’acquisizione, ma questa volta il rumore è diverso. La mossa su Bee, la startup che ha fatto dell’intelligenza artificiale personale un’arte, non è solo un altro pezzo di scacchiera nel solito gioco di espansione. È un cambio di paradigma che molti analisti stanno sottovalutando, distratti dalle solite tabelle di price target e dai grafici rassicuranti che non raccontano mai il vero potenziale. Bee non è una delle solite società che sviluppano chatbot da servizio clienti o algoritmi per ottimizzare la supply chain. Qui parliamo di AI che impara, si adatta e si fonde con la vita dell’utente. Chi ha seguito la community di Bee lo sa: la vera differenza è che i loro modelli non sono progettati per restituire risposte, ma per costruire relazioni. Amazon l’ha capito prima di tutti, e non certo per un improvviso slancio filantropico.