C’è qualcosa di profondamente ironico nel vedere Meta, l’impero costruito da Zuckerberg sull’ossessione del “connettere il mondo”, trasformarsi nel simbolo più perfetto del patto faustiano tra potere e informazione. Cambridge Analytica non è stata solo uno scandalo, è stata la rivelazione brutale di ciò che molti sospettavano e pochi avevano il coraggio di dire: il vero prodotto non è mai stata la pubblicità, né la piattaforma sociale, ma l’essere umano stesso, venduto in blocchi di bit al miglior offerente. Non è stata una falla di sicurezza, ma una strategia tollerata, alimentata e monetizzata e qui il paradosso: la gente si scandalizzò non per l’uso dei dati, ma per la spudorata sincerità con cui quel meccanismo venne alla luce.