Nel mezzo di una disputa geopolitica mascherata da strategia industriale, Huawei ha appena lanciato un guanto di sfida scintillante e pesante come una scheda HBM3: open-source totale del suo Compute Architecture for Neural Networks, il CANN. Un toolkit nato per abilitare lo sviluppo su Ascend, il processore AI del colosso di Shenzhen, che ora diventa libero. Aperto. Democratico. In perfetta controtendenza con la filosofia chiusa e blindata della rivale californiana, Nvidia, che nel frattempo difende la sua CUDA con le unghie, i denti e i codici di licenza.
Secondo Eric Xu Zhijun, presidente a rotazione con vocazione da patriota tecnologico, questa mossa renderà “Ascend più facile da usare” e accelererà “l’innovazione da parte degli sviluppatori”. Più che un’apertura, sembra un attacco laterale, un passo audace verso quell’obiettivo ossessivamente ripetuto a Pechino: autosufficienza tecnologica. Altro che “code is law”, qui è “open-source is sovereignty”.