OpenAI ha appena lanciato ChatGPT Pulse, funzionalità mobile per utenti Pro (in anteprima) che trasforma il chatbot da mera risposta a strumento proattivo. Invece di attendere il prompt dell’utente, Pulse “studia” le tue interazioni, accede (previo consenso) a calendario, email e altri dati, e ogni mattina produce un set di schede visive personalizzate con aggiornamenti, idee, suggerimenti. È progettato per essere limitato (non scroll infinito), con l’obiettivo di “non tenerti incollato” ma di darti spunti utili per iniziare la giornata.

Questo rappresenta un salto concettuale: l’AI non è più reattiva, ma cerca di pensare per te. Fidji Simo lo descrive come il primo passo verso assistenti autonomi che non aspettano comandi, ma capiscono i tuoi obiettivi e agiscono (o suggeriscono) di conseguenza.

Ma come ogni rivoluzione ha il suo rovescio, è qui che il CTO-CEO che abita dentro di me solleva domande: quanto controllo perduto, quanto bias, quanto “sirena dell’algoritmo” che vuole che tu resti dipendente, ma con la facciata dell’utilità?