Il mercato dell’arte, quel mondo in cui l’unicità e la mano dell’artista hanno sempre fatto la differenza, si trova ora davanti a una sfida implacabile eppure paradossalmente silenziosa: l’avvento dell’intelligenza artificiale. non è un romanzo di fantascienza ma il presente che sta cambiando le regole del gioco con una velocità che lascia interdetti anche i più navigati collezionisti e galleristi. La diffusione di AI non riguarda solo la creazione di nuove opere, ma tocca ogni singolo aspetto del mercato, dalla autenticazione alla previsione dei trend, fino alle infinite controversie legali che si nascondono dietro ogni pixel generato.
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L’era dell’intelligenza artificiale ha scardinato i paradigmi delle esposizioni d’arte in modi che neanche i più visionari curatori avrebbero potuto immaginare solo un decennio fa. Si pensi a una sala espositiva che non è più solo un contenitore passivo di opere, ma uno spazio interattivo in cui algoritmi sofisticati plasmano l’esperienza culturale del visitatore. Non si tratta più di osservare, ma di vivere l’arte attraverso un dialogo continuo con la tecnologia. Il mix tra AI, realtà aumentata e virtuale ha reso la fruizione artistica un terreno di sperimentazione che ridefinisce il ruolo del curatore e del pubblico, spostando la percezione dall’arte come oggetto statico a un’esperienza dinamica e personalizzata.

Si chiama Augmented Intelligence , l’asta composta esclusivamente da opere d’arte create con l’Intelligenza Artificiale annunciata da Christie’s e che si terrà al Rockefeller Center di Christie’s dal 20 febbraio al 5 marzo 2025. Le offerte includono più di 20 lotti di artisti pionieri che lavorano all’intersezione tra arte e tecnologia, tra cui Refik Anadol , Harold Cohen , Pindar Van Arman , Holly Herndon & Mat Dryhurst , Alexander Reben, Claire Silver e altri. L’iniziativa, certamente innovativa, non è però piaciuta a tutti.