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Tag: Cyberspace Administration of China

Nvidia sotto tiro: perché il chip senza backdoor non basta più

Non ci sono backdoor. Nessun kill switch. Nessuno spyware. Parola di Nvidia. Lo ha detto forte, chiaro e con tono quasi scandalizzato, come chi si sente accusato ingiustamente da un tribunale internazionale. Il gigante dei semiconduttori ha pubblicato un post sul proprio blog per ribadire che le sue GPU non sono il cavallo di Troia dell’Intelligence americana, né il braccio oscuro di una cyber-cospirazione geopolitica. Il che, detto da chi ha in mano l’infrastruttura AI globale, suona meno come una rassicurazione e più come una dichiarazione politica in piena guerra tecnologica.

Nvdia H20 back door safety

La notizia è sottile come una lama e taglia in profondità: la Cyberspace Administration of China ha convocato ufficialmente Nvidia per chiedere conto dei presunti rischi di sicurezza legati ai chip H20, puntando il dito su una questione tanto tecnica quanto geopolitica: il cosiddetto “back door safety”. In parole povere, Pechino vuole sapere se quei chip possono essere tracciati o controllati da remoto, e se sì, da chi.

Chi mastica un po’ di strategia globale lo sa già: questa non è solo una questione di ingegneria dei semiconduttori. È una schermaglia digitale in una guerra fredda 2.0 dove il controllo delle AI, della potenza computazionale e dei dati non è più solo una priorità industriale, ma una questione di sovranità. E quando la Cina chiama, non lo fa per cortesia istituzionale. Lo fa perché ha il coltello dalla parte del silicio. Nvidia, da parte sua, è costretta a giocare una partita a scacchi bendata, dove ogni chip può diventare un caso diplomatico.

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