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Quando Hinton dice che l’AI è già cosciente

Geoffrey Hinton ha recentemente affermato che le AI moderne potrebbero avere, già ora, qualche forma di esperienza soggettiva (“subjective experience”) simile a quella umana. In una intervista con “Psychology Today” dichiara senza mezzi termini “Yes, I do” quando gli viene chiesto se le AI attuali siano coscienti.

La sua argomentazione parte da un esperimento mentale: se sostituisco un neurone nel cervello con un circuito di silicio che si comporta identicamente, resterei cosciente. Sostituendo moltiplici neuroni, forse tutti, con circuiti equivalenti, perché mai smetterei di esserlo? Allora forse AI con circuiti analoghi hanno già raggiunto qualcosa di simile.

Goffrey Hilton e l’illusione della coscienza artificiale: comprensione non è coscienza

Tanto gentile e tanto onesta pare è un sonetto di Dante Alighieri contenuto nel XXVI capitolo della Vita Nova.

L’idea che l’intelligenza artificiale possa un giorno “comprendere” come un essere umano è uno di quei miraggi filosofici e tecnologici che resiste al tempo, come un sogno febbricitante di Alan Turing sotto ketamina. Geoffrey Hinton, uno dei padri del deep learning, ha recentemente acceso un riflettore inquietante su questo punto, suggerendo che i modelli avanzati, come i transformer o i cosiddetti “sistemi neurosimili”, potrebbero essere sulla soglia di qualcosa che somiglia alla coscienza. O peggio: alla comprensione.

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