
Google Drive for Desktop ha appena introdotto una funzione che promette di riscrivere il modo in cui pensiamo alla protezione dei file: un motore di rilevamento ransomware basato su intelligenza artificiale, addestrato su milioni di campioni reali, capace di bloccare attività sospette prima che la devastazione si propaghi. È un annuncio che suona come una dichiarazione di guerra digitale, un manifesto in cui Mountain View si autoelegge guardiano dei nostri dati personali e aziendali. Dietro la patina di comunicazione corporate, tuttavia, si nasconde una riflessione più profonda: stiamo delegando sempre più la sopravvivenza dei nostri sistemi all’interpretazione probabilistica di un modello, senza neppure renderci conto delle implicazioni.