C’è qualcosa di quasi blasfemo, in senso buono, nel modo in cui Latent Labs si sta posizionando. Non si accontenta di prevedere la forma di una proteina esistente, come fanno gli adoratori di AlphaFold, no, qui si gioca a fare Dio con un’interfaccia web e qualche riga di linguaggio naturale. Simon Kohl, l’uomo che da DeepMind ha imparato a piegare le proteine all’immaginazione umana, ora si diverte a spiegare come il suo LatentX riesca a generare molecole mai viste in natura, con una precisione atomica che fa impallidire il concetto stesso di state-of-the-art. Perché sì, loro lo dicono apertamente, SOTA non è più un obiettivo ma un punto di partenza. E chi mastica AI sa bene che in questo settore quella parola non si usa a cuor leggero.