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Lyft lancia il suo “Earnings Assistant”: AI, fumo negli occhi o vera rivoluzione per gli autisti?


Nel mondo a trazione algoritmica del 2025, anche guidare per vivere non è più un’attività a basso contenuto tecnologico. Lyft il fratello minore e meno arrogante di Uber ha appena lanciato in un nuovo strumento AI chiamato “Earnings Assistant”. Lo scopo dichiarato è quello di aiutare gli autisti a “ottimizzare il tempo sulla strada”. In realtà, sembra più un modo per tenere gli autisti in una bolla di efficienza iper-cinetica, dove ogni minuto è una commodity e ogni curva è monitorata da un’intelligenza artificiale dal sorriso sintetico.

Il grande inganno dell’intelligenza artificiale in borsa: IPO, bolle e il rischio di un flop colossale

Le aziende esitano ancora a sborsare soldi per nuovi strumenti di intelligenza artificiale, ma quando si tratta di IPO, la musica cambia. Improvvisamente, ogni società che aspira a quotarsi in borsa non solo usa l’AI, ma la trasforma in un mantra. eToro, per esempio, ha dichiarato nella documentazione della sua IPO di utilizzare l’intelligenza artificiale per fornire approfondimenti personalizzati agli utenti e ottimizzare le loro strategie di trading. StubHub non ha voluto essere da meno e ha inserito nella sua IPO l’affermazione di sfruttare l’AI per analizzare il mercato e migliorare i servizi. Klarna? Anche lei ha sottolineato come la sua strategia di crescita sia ormai inseparabile dall’efficienza dell’AI.

Ma cosa sta realmente succedendo? È evidente che i dirigenti e i banchieri d’investimento hanno capito che oggi non si può quotare un’azienda senza declamare lodi all’intelligenza artificiale. Il problema? Spesso queste dichiarazioni sono più marketing che sostanza. Nessuno vuole apparire fuori dal giro, e l’AI è diventata il biglietto d’ingresso per essere presi sul serio dai mercati.

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