
Mario De Caro, con il suo libro Realtà, pubblicato da Bollati Boringhieri, riporta al centro della scena filosofica il dibattito sul realismo e sull’antirealismo con una precisione chirurgica e un’ironia da veterano della filosofia contemporanea. Per decenni il realismo sembrava confinato ai margini, ironicamente soprannominato “marsupiale della filosofia”, mentre l’antirealismo dominava la riflessione accademica, dalla filosofia analitica a quella continentale. L’antirealista moderno accetta una realtà extramentale, ma la considera amorfa, destrutturata, e legata più alle categorie della mente o del linguaggio che al mondo stesso. Thomas Kuhn ci ricorda che i paradigmi definiscono il mondo, mentre Hilary Putnam, nella fase del “realista interno”, mostra come mente e mondo si generino insieme, un gioco di specchi che rende ogni certezza ontologica sospetta.