Tim Cook, il gentile burocrate dal sorriso rassicurante che guida la più potente macchina da soldi di Cupertino, ha dichiarato che Apple è “aperta” a fusioni e acquisizioni mentre aumenta “significativamente” i suoi investimenti nell’intelligenza artificiale. Il problema, però, è che la parola chiave non è “investimenti”, ma “rincorsa”. Perché Apple, leader del design e dell’integrazione verticale, si ritrova oggi goffamente in fondo alla corsa globale verso l’AI, arrancando dietro a Meta, Google e Microsoft, come un gigante con le scarpe troppo piccole.