Quello che sta esplodendo in rete oggi con il fenomeno dei video “brain rot” generati dall’AI è un perfetto caso di come la tecnologia possa essere insieme irresistibile e tossica. Un’orgia visiva di squali con le sneakers e ballerine con la testa a cappuccino che divorano l’attenzione dei più giovani, lasciando in eredità un’inedita grammatica visiva che alterna nonsense e iperstimolazione cognitiva.

In mezzo a questo carnevale digitale,  OpenArt sta giocando una partita da protagonista, trasformandosi da semplice piattaforma di generazione immagini a una fabbrica istantanea di micro-storie video. Fondata nel 2022 da due ex Google, ha già conquistato 3 milioni di utenti attivi al mese, e ora con la sua nuova funzione “One-Click Story” vuole abbattere l’ultimo muro tra creatività e produzione, eliminando qualsiasi frizione tecnica.