Quando plato aveva ipotizzato il mondo delle idee, probabilmente non immaginava che quel concetto potesse tradursi in una “geometria universale” del significato nel regno digitale dei modelli di linguaggio. oggi, con una freschezza quasi disarmante, la ricerca sul machine learning conferma che tutte le intelligenze artificiali linguistiche, indipendentemente da come sono state costruite o addestrate, convergono su una stessa struttura semantica latente, una specie di mappa invisibile che codifica il senso profondo delle parole senza bisogno di leggerle davvero.
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Platone, nella sua opera “Fedro,” descrisse la scrittura come una tecnologia, un’estensione artificiale della mente umana capace di conservare e trasmettere il sapere. Questa definizione, apparentemente arcaica, si rivela straordinariamente attuale nel contesto contemporaneo, dove la tecnologia permea ogni aspetto della comunicazione e della memoria. La scrittura, considerata da Platone un farmaco per la memoria, è al contempo una risorsa preziosa e un potenziale rischio per l’oblio, come evidenziato nel passo in cui si preoccupa della perdita della memoria diretta in favore di una memoria mediata.