C’è una nuova moda nel grande circo della salute mentale: sostituire l’ascolto umano con chatbot generativi, come se bastasse un prompt per guarire il dolore esistenziale. In teoria l’idea è geniale. Mezzo mondo non ha accesso alla psicoterapia, il personale clinico è insufficiente, i costi proibitivi. Soluzione? Un assistente digitale a portata di click, gratuito o quasi, sempre disponibile, instancabile, empatico a comando. Il problema è che, come insegna la Silicon Valley, ciò che è “scalabile” raramente è anche “umano”.