Il termine “quantum advantage” è diventato il mantra del decennio tecnologico, un po’ come la “disruption” dei primi anni 2010. Ogni azienda del settore quantistico sembra recitare lo stesso copione: più qubit, più potenza, più promesse. Ma in un mercato che si muove più veloce delle sue certezze, la vera domanda è semplice e spietata: cosa rende davvero buono un computer quantistico? La risposta non è nel numero, ma nella qualità. Perché un migliaio di qubit instabili valgono meno di dieci che funzionano davvero.
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Nel contesto dell’Anno Internazionale della Scienza e della Tecnologia Quantistica, la seconda giornata della conferenza internazionale organizzata dal Centro Internazionale di Fisica Teorica “Abdus Salam” (ICTP) di Trieste è stata aperta da una delle voci più autorevoli del panorama scientifico contemporaneo: il fisico francese Serge Haroche, premio Nobel per la Fisica nel 2012.