
E’ sabato e mi voglio concedere un pò di esegetica, c’è un paradosso elegante quasi beffardo nel vedere Yann LeCun, Chief AI Scientist di Meta, scagliare la sua verità come un martello di Thor nel silenzio autoreferenziale della Silicon Valley: “Senza Meta, molta dell’AI moderna non esisterebbe.” E mentre il pubblico digita “OpenAI” nella barra di ricerca con la stessa naturalezza con cui un tempo si scriveva “Google”, c’è chi nell’ombra ha martellato il ferro dell’open source per anni, senza ottenere mai il credito da copertina.
La questione, al di là dell’ego e delle polemiche accademiche, è brutale nella sua evidenza: senza PyTorch, oggi non avremmo neppure la metà della cultura di machine learning che inonda GitHub e arXiv. Quel framework flessibile, nato in un laboratorio di Meta (o meglio, Facebook AI Research, per gli archeologi della memoria), è l’asse portante su cui poggiano DeepSeek, Mistral, LLaMA e un’intera galassia di modelli che si vendono come “open”, “free” o “alternativi”.