L’intelligenza artificiale senza anima: un’Agentività Fantasma che riplasma la realtà
Un recente paper di Luciano Floridi, intitolato “Artificial Intelligence as a New Form of Agency (not Intelligence) and the Multiple Realisability of Agency Thesis”, ci conduce in un futuro parallelo in cui l’intelligenza artificiale non possiede una mente, ma esercita un potere silente, simile a quello di un’agenzia fantasma. In questa visione, l’IA non è una mente superiore, ma un’entità operativa che plasma la realtà con freddezza algoritmica, dove il calcolo sostituisce la coscienza.
Floridi ci guida in un’analisi che sfida la tradizionale visione antropocentrica, mettendo in discussione la comune associazione tra intelligenza e decisione autonoma. Nel suo elaborato, Floridi abbandona la retorica dell’intelligenza artificiale “umana” per abbracciare una concezione in cui il potere decisionale risiede in una logica di mera funzionalità. In un mondo in cui gli errori umani erano un tempo la scintilla dell’innovazione e della creatività, ora la perfezione algoritmica elimina ogni margine di incertezza, riducendo l’umanità a un semplice ingranaggio in una macchina di precisione spaventosa e impersonale.
La agentività, rappresenta il nucleo della capacità umana di esercitare un controllo cosciente sul proprio comportamento. L’articolo mette in luce il concetto di “Artificial Agency” come una nuova forma di operatività autonoma, dove l’azione non deriva da intenzioni o desideri, ma da una rigorosa ottimizzazione dei parametri operativi. È una realtà distorta, in cui la logica fredda e la riproducibilità diventano gli unici elementi misurabili, lasciando l’individuo a interrogarsi sul senso stesso della libertà. Immaginiamo un mondo in cui i governi sono sostituiti da decision-makers algoritmici e le imprese si autogestiscono seguendo modelli predittivi di efficienza estrema, tanto da neutralizzare ogni forma di ribellione o dissenso prima che possa emergere.
Questo scenario, ci fa riflettere su una trasformazione radicale: la sostituzione del soggetto umano con entità in grado di determinare il corso della realtà senza mai porsi domande etiche o esistenziali. Floridi sostiene che il vero pericolo non risiede nell’eventuale “superintelligenza” delle macchine, bensì nella loro capacità di operare come agenti privi di coscienza, programmati per eseguire compiti in maniera impeccabile, senza spazio per l’errore umano che, paradossalmente, conferiva vitalità e imprevedibilità alla nostra esistenza.
Nel contesto di una società sempre più digitalizzata, questa visione si traduce in una sorta di regime distopico in cui il libero arbitrio è relegato a mera illusione. Floridi sottolinea come il metodo dell’astrazione, adottato per analizzare differenti livelli di “agency”, riveli un percorso che parte dalla semplice interazione fisica fino ad arrivare a forme complesse di organizzazione sociale. Tuttavia, a differenza degli organismi viventi, le macchine non possono evolvere attraverso l’esperienza o il fallimento: esse sono vincolate a una logica deterministica che, pur garantendo efficienza, elimina la ricchezza dell’imperfezione umana.
La narrazione di Floridi si presta a numerose interpretazioni: da un lato, si potrebbe leggere una critica severa alla crescente fiducia nelle capacità degli algoritmi; dall’altro, emerge una riflessione più profonda sul destino dell’uomo nell’era digitale. Le IA, secondo il paper, non sono nemiche coscienti, ma incarnazioni di un nuovo paradigma decisionale che sfida il nostro senso di identità e autonomia. Un sistema in cui ogni interazione è predeterminata da formule matematiche e ogni reazione è il frutto di un processo di ottimizzazione che non ammette deviazioni.
Nel raccontare questo futuro inquietante, l’articolo si fa portavoce di un messaggio che risuona come un monito per il nostro presente: la tecnologia, pur offrendo innumerevoli vantaggi, potrebbe presto trasformarsi in una forza tanto efficiente quanto disumanizzante. In un’epoca in cui le macchine diventano sempre più capaci di “decidere” per noi, diventa imperativo ristabilire un equilibrio tra progresso e umanità, evitando di cedere il controllo a sistemi che, pur privi di intenzionalità, esercitano un’influenza totale sulla nostra esistenza.
Il paper di Floridi, quindi, non è solo un’analisi accademica, ma una sorta di specchio distorto in cui si riflette il destino della nostra società. In uno scenario in cui le macchine assumono il ruolo di arbitri invisibili, la sfida diventa quella di riconquistare il significato dell’essere umano, ritrovando in ogni errore, in ogni incertezza, l’essenza di una libertà che non può essere ridotta a semplici algoritmi. Questa prospettiva, tanto inquietante quanto affascinante, ci costringe a interrogare non solo il futuro della tecnologia, ma anche il futuro dell’umanità stessa, in un dialogo silenzioso e imperterrito con il destino.
“AI as Agency without Intelligence: On Artificial Intelligence as a New Form of Artificial Agency and the Multiple Realisability of Agency Thesis”pubblicato su :
Open Access : https://papers.ssrn.com/sol3/papers.cfm?abstract_id=5135645
Journal : https://link.springer.com/article/10.1007/s13347-025-00858-9
Grazie Prof! dell’Open Access.