Civitai, piattaforma una volta celebrata come la terra promessa dell’AI-generata senza filtri, ha improvvisamente sterzato verso il puritanesimo digitale con l’introduzione di linee guida che suonano come l’ennesimo necrologio alla libertà creativa in rete. In nome della “compliance”, la comunità si è risvegliata in un incubo fatto di policy vaghe, monetizzazione amputata e contenuti spariti nel nulla.
La svolta è arrivata come una mazzata la settimana scorsa: regole ferree che vietano tutto ciò che odora di devianza digitale. Incesto? Vietato. Diaper fetish? Sparito. Autolesionismo, bodily fluids e ogni altra manifestazione “estrema”? Bannata. L’apocalisse per chi da anni usava la piattaforma per esplorare le proprie fantasie visive più bizzarre o semplicemente per generare arte fuori dagli schemi. Ma attenzione, non stiamo parlando di una porno-piattaforma: Civitai non è mai stato OnlyFans for LoRAs. Il suo pubblico includeva furries, fan di anime adult e comunità BDSM digitali, ma anche artisti, tecnici e ricercatori.
Il vero cortocircuito, però, è nella monetizzazione: la moneta virtuale “Buzz”, un tempo strumento agile per supportare i creatori, oggi è blindata. Nessun guadagno per contenuti NSFW o immagini che coinvolgono celebrità. La motivazione? “Maggiore scrutinio sull’AI content”. Tradotto: Visa e Mastercard stanno bussando alla porta con le loro regole moralizzanti. Ed è lì che si capisce chi comanda davvero.

Il CEO di Nomi, Alex Cardinel, ha detto senza mezzi termini: “È colpa al 100% di Visa. E chi accetta Visa finirà per implementare queste restrizioni. Punto.” Una dichiarazione che, più che un lamento, suona come una profezia: l’ecosistema della generazione AI è sotto assedio, stretto tra compliance legale, ansie da PR e logiche da capitalismo ipocrita.
Nel frattempo, la comunità si sta disintegrando a vista d’occhio. Più di 950 reazioni negative contro poco più di 300 voti favorevoli sul post ufficiale. Su Reddit e X è esplosa una shitstorm di delusione, rabbia e panico. “Non ha senso, i personaggi generati non esistono, non fanno male a nessuno, quindi perché censurarli?”, si chiede un utente tra i 3.2 milioni registrati. Un altro, più drastico: “Ho perso completamente la motivazione di condividere modelli su Civitai.”
La diaspora è già in atto. Panic-download in massa, canali come r/CivitaiArchives proliferano per salvare modelli a rischio. Gli utenti migrano verso alternative decentralizzate o tool di generazione locale: DiffusionArc, TensorArt, torrent e archivi personali. Una corsa all’oro al contrario, dove l’oro sono i modelli LoRA ormai messi all’indice. “Se sei davvero un degen, fatti le tue immagini in locale,” scrive un utente su Reddit. Touché.
Il problema, come sempre, è strutturale: un’industria che ha bisogno di monetizzare, ma per farlo deve inginocchiarsi davanti ai signori del pagamento. E questi ultimi non gradiscono l’ambiguità del contenuto AI. Preferiscono ambienti sterili, controllabili, monetizzabili secondo i canoni del marketing moderno. Per l’arte generativa libera, il margine si stringe. Prima erano i contenuti “estremi”, poi saranno quelli “sensibili”, poi quelli “controversi”. A forza di stringere le viti, come dice bene l’utente SneakyStoat, “alla fine non resteranno più viti da stringere perché l’intera macchina sarà morta.”
In questo scenario, Civitai si è trasformato in simbolo di una transizione forzata, dove l’utopia del web generativo cede il passo a un nuovo ordine fatto di moderazione algoritmica, moralismo aziendale e censura preventiva. Il sogno DIY si infrange contro la realtà delle carte di credito. Ma come ogni censura, anche questa crea le sue contromisure. Decentralizzazione, generazione locale, archiviazione collettiva: il genio è uscito dalla bottiglia, e a nessuna policy basterà un modulo di segnalazione per rimettercelo dentro.