Quello che fino a ieri sembrava un furto elegante – i modelli IA che si nutrono voracemente di contenuti altrui – sta finalmente incontrando la resistenza strutturata di chi quei contenuti li crea, li monetizza, e non ha più voglia di farsi cannibalizzare in silenzio. I creatori digitali, in particolare quelli con audience planetarie (YouTube, TikTok, Twitch, podcast e compagnia virale), si stanno svegliando con una domanda legittima: ci stanno rubando il lavoro, e noi cosa facciamo, restiamo lì a sorridere per la thumbnail?
Quello che emerge supportato da figure di rilievo come Ben Relles, Dan Neely (Vermillio), Tom Capone (CAA/The Vault), Franklin Graves (LinkedIn) e Stephen Klein (AI ethics) è una roadmap reale, concreta e finalmente tattica, per cominciare a regolare i conti tra chi crea e chi addestra.
Il modello attuale è distopico e stanco: la stragrande maggioranza dei contenuti utilizzati per l’addestramento di modelli generativi (testo, voce, video, musica) è stata “acquisita” senza consenso. Non è fair use, non è equo compenso, e soprattutto non è più sostenibile. Siamo di fronte a una filiera drogata dove l’output è monetizzato da pochi e l’input è preso da molti senza alcun rispetto. È lo strip mining dell’economia digitale.
La vera innovazione non è l’IA generativa, ma l’infrastruttura legale e tecnologica per proteggersi da essa.
Vermillio, la piattaforma guidata da Dan Neely, punta a creare un layer di identificazione e tracciabilità dei contenuti IP. Immagina una fingerprint digitale che segue il contenuto ovunque venga utilizzato – in un dataset, in un prompt, in un output. Non solo: il sistema include anche strumenti per licenziare e monetizzare questi contenuti in maniera sistemica. Significa che i creator non solo recuperano il controllo, ma trasformano l’aggressione in opportunità: licenze su scala, enforcement, nuove revenue. Neely prevede fino a 4-5 cifre al mese per chi sfrutta questi strumenti. Non è utopia, è già mercato. Lo scorso anno sono stati spesi $1 miliardo in licenze IA, quest’anno la stima supera i $10 miliardi. I soldi ci sono, ora servono i canali per prenderli.

Nel frattempo The Vault di CAA, con la supervisione di Tom Capone, rappresenta il lato chiuso e premium del licensing. Un sistema opt-in, permissioned, dove le IA devono bussare prima di mangiare. Letteralmente: se OpenAI vuole Scarlett Johansson, la chiama CAA. E no, non è solo un esempio, è successo. Questo ribalta completamente lo scenario: da training gratuito selvaggio a licensing centralizzato e remunerato.
Franklin Graves sottolinea un punto cruciale: le policy aziendali contano. Se finora gli sviluppatori si sono difesi dicendo “non era nostra intenzione competere o danneggiare”, oggi non basta. L’intenzione può essere codificata in regole interne, in auditing, in ciò che si sceglie di includere o escludere da un dataset. Serve una cultura aziendale della responsabilità, non solo post-eventum ma nativa.
Stephen Klein, con un taglio etico che rasenta la chirurgia semantica, liquida la narrazione del “progresso” come farsa. Non è fair use se sostituisce l’opera originale. Non è consenso se sei stato obbligato ad andare pubblico. Non è progresso se il 90% dell’IA serve a fare profitti, non bene pubblico. Questa è la sintesi perfetta del paradosso attuale: ci vendono la rivoluzione, ma stanno solo sfruttando a costo zero chi quella rivoluzione l’ha resa possibile con anni di contenuti.
Nel frattempo, altri innovatori come Mel Tsiaprazis stanno sviluppando tool che promettono di diventare standard difensivi. Strumenti che possono identificare l’uso improprio, bloccare, notificare, chiedere pagamento. Ogni creator dovrebbe avere un firewall legale e tecnologico attivo, sempre.
La strada, dunque, è chiara: non si tratta di bloccare l’IA, né di pretendere una posizione privilegiata. Si tratta di chiedere i fondamentali:
Il diritto di acconsentire. Il diritto di essere pagati. Il diritto di competere.
Il punto non è se l’IA cambierà la creator economy. Lo ha già fatto. Il punto è decidere se i creator saranno protagonisti o solo carburante.
Nel frattempo, chiunque voglia approfondire può seguire il talk al MIT (sì, quello dove stai volando in questo momento) o iniziare a esplorare realtà come Vermillio e The Vault (tramite CAA), che sono già sul campo a fare il lavoro che altri si limitano a promettere nei comunicati stampa.
Se sei un creator, smetti di chiederti se ti stanno fregando. Inizia a chiederti come farli pagare.