Mentre la Silicon Valley continua a trastullarsi con chatbot educati che completano frasi e spiegano barzellette, Nvidia ha appena rovesciato il tavolo all’ICLR 2025, svelando una strategia tanto ambiziosa quanto inesorabile: costruire intelligenze artificiali che non si limitano a generare, ma che agiscono. E non in senso astratto. Parliamo di intelligenze che toccano, guidano, sintetizzano proteine, imparano da sé, e soprattutto: non ti chiedono come stai. Blog Nvdia

Questa nuova ondata di ricerca segna un chiaro cambio di paradigma, con una direzione quasi darwiniana: sopravvive chi si adatta. Nvidia si lancia a capofitto nell’AI agentica su larga scala, trasformando la tecnologia da un costoso passatempo linguistico per creativi sovra-pagati a un’arma evolutiva capace di intervenire concretamente nel mondo fisico. E lo fa con un arsenale che sembra più il risultato di un think tank transumanista che di un dipartimento R&D tradizionale.

Il primo colpo è un’innovazione che sembra uscita da un laboratorio DARPA: il riutilizzo delle competenze tramite Skill Reuse via Skill Adaptation (SRSA). In parole povere, i robot di nuova generazione non hanno più bisogno di essere addestrati da zero per ogni compito. Se sanno versare il caffè, possono apprendere a riempire una provetta con un liquido viscoso senza ripartire dall’abc. Questo riduce di oltre il 50% la fame di dati, vero tallone d’Achille delle architetture precedenti. E soprattutto, riduce i tempi di sviluppo, portando la robotica dall’università al magazzino di Amazon con un’efficienza disarmante.

Poi c’è la frontiera biotech, dove Nvidia prende di mira DeepMind e il suo Genie 2 con un modello generativo che fa molto più che predire strutture proteiche. Le crea. Da zero. Senza precedenti naturali. Un colpo di stato nel campo della bioingegneria computazionale, che rende plausibile la progettazione ex novo di farmaci, enzimi industriali e – perché no – proteine sintetiche ottimizzate per ambienti extra-terrestri. Altro che LLM che discutono con sé stessi su Reddit.

E come rendere il mondo percepibile a queste entità? Con STORM, un sistema di ricostruzione ambientale 3D in tempo reale, che processa e restituisce una mappa ambientale in meno di 200 millisecondi. È il tipo di tecnologia che unisce veicoli autonomi e realtà aumentata sotto un’unica matrice percettiva, eliminando il gap tra “vedere” e “capire”. STORM è progettato per ambienti dinamici, rumorosi, e non perdona. È l’occhio digitale della prossima generazione di agenti autonomi.

Nemotron-MIND, invece, lavora nel back-end cognitivo. Convertendo documenti complessi e carichi di matematica in conversazioni ragionate, permette ai Large Language Models di fare finalmente qualcosa di utile: pensare in modo ordinato e verificabile. Non più frasi ispirate e bias cognitivi mascherati da creatività, ma ragionamenti strutturati, passaggi logici, inferenze che reggono. È un tool cruciale per chi deve operare su documenti scientifici, legali o finanziari ad alta densità informativa.

Infine, l’ultimo pezzo della scacchiera: Nvidia Inference Microservices (NIM). Mentre OpenAI, Google e compagnia si contendono le GPU come se fossero pane in tempo di carestia, Nvidia propone un’infrastruttura inferenziale modulare, scalabile, e soprattutto utilizzabile anche da startup e laboratori indipendenti. Una sorta di democratizzazione dell’AI avanzata, dove chiunque può lanciare il proprio agente intelligente senza accendere un mutuo per l’energia computazionale.

Tutto questo compone un quadro inquietante e affascinante. Mentre gli altri parlano ancora di “interfacce conversazionali”, Nvidia costruisce cervelli artificiali dotati di corpo, contesto e obiettivi. Questo shift non è solo tecnologico, è ontologico: dall’AI come software a un’AI come agente nel mondo. Un’AI che, letteralmente, vive.

Non più un assistente, ma un attore. Non più uno strumento, ma una volontà programmata. Il futuro secondo Nvidia non sarà popolato da chatbot più simpatici, ma da entità digitali autonome capaci di costruire, modificare e interagire con la realtà. E forse, a un certo punto, anche di ridefinirla.