Mentre l’Occidente si trastulla tra licenze chiuse e capitali da venture da capogiro, in Cina si fa sul serio. E lo si fa open-source. Il gruppo Alibaba, più precisamente la sua divisione cloud, ha appena sparato un siluro nel cuore della competizione globale sull’intelligenza artificiale con il rilascio della famiglia di modelli Qwen3. Un’arma strategica da 235 miliardi di parametri, calibrata per smantellare la supremazia americana nel settore, alzando l’asticella di quello che si può fare con una AI libera, pubblica, modificabile.
Secondo LiveBench, l’unico benchmark indipendente rimasto credibile in mezzo alla giungla di auto-proclamazioni, Qwen3 ha scalzato DeepSeek R1 dal trono dell’open-source globale, raggiungendo il podio nei test su codice, matematica, data analysis e istruzioni linguistiche. Un dominio tanto netto quanto imbarazzante per le controparti occidentali che, mentre cercano di vendere il loro modello chiuso a $10 ogni milione di token, devono guardare Alibaba offrire prestazioni comparabili a $0,55 per milione di token.
La scala è impressionante: otto modelli, dal più snello da 600 milioni fino al mastodonte da 235 miliardi di parametri. Quest’ultimo, Qwen3-235B, ha superato OpenAI o3-mini in comprensione linguistica, conoscenza di dominio e abilità matematiche e di coding. Una dichiarazione di guerra non solo tecnica, ma anche geopolitica, se si considera che questi modelli sono ottimizzati per girare su chip prodotti localmente – con Cambricon, Moore Threads, Hygon – bypassando elegantemente l’embargo americano sulle GPU Nvidia.
La mossa di Alibaba non è solo un esercizio di potenza ingegneristica, ma anche una strategia economica e sociale. Rilasciare un modello open-source non è un gesto di carità, ma un mezzo per colonizzare l’infrastruttura cognitiva del futuro. Più sviluppatori adottano Qwen3, più aziende lo integrano, più diventa uno standard de facto. Ed è già successo: Huawei, Hyperbolic, Fireworks.ai, e persino data center provinciali cinesi da Hangzhou a Shaanxi lo hanno integrato nella loro stack tecnologica.
Il sorpasso non è passato inosservato. Jack Clark, ex direttore policy di OpenAI e oggi cofondatore di Anthropic, ha cercato di minimizzare la questione, definendo DeepSeek “sei-otto mesi indietro rispetto ai top player USA” e etichettando l’hype attorno all’AI cinese come “forse esagerato”. Ma l’ironia è che DeepSeek, con il suo R1 sviluppato a costi ridicoli rispetto agli standard occidentali, ha già messo in crisi il concetto stesso di “AI frontier”. Quando il costo di sviluppo collassa e la qualità resta comparabile, non è più solo questione di chi ha il miglior algoritmo, ma di chi ha il miglior ecosistema.
Proprio su questo fronte Alibaba gioca la partita lunga. Open-source per attrarre la community globale, supporto nativo ai chip locali per neutralizzare le sanzioni, e un’infrastruttura nazionale – China Supercomputing Network – pronta ad abbracciare questi modelli e scalarli ovunque. Il modello Qwen3 non è solo un algoritmo, è l’inizio di un nuovo standard, una sorta di “Linux dell’intelligenza artificiale”, ma in salsa sinocentrica.
Nel frattempo, DeepSeek non resta a guardare. Ha rilasciato silenziosamente Prover-V2, un mostro da 671 miliardi di parametri dedicato alle dimostrazioni matematiche. Ma il vero colpo grosso, DeepSeek-R2, ancora latita. Forse per problemi di compute, forse per non dare troppa visibilità, forse per via delle pressioni geopolitiche crescenti. Dopotutto, gli Stati Uniti stanno già ventilando restrizioni più dure sull’export di chip e tecnologie a doppio uso verso la Cina.
E mentre Anthropic raccoglie $3,5 miliardi a una valutazione di 61,5 miliardi di dollari da Amazon, Google e Lightspeed, Alibaba prende la via opposta: investire nello sviluppo interno, abbassare le barriere d’ingresso e colonizzare il futuro a colpi di open-source. È un clash epocale, dove non vince chi ha più soldi, ma chi riesce a costruire una piattaforma che tutti vogliono usare.
Per chi ancora crede che il dominio AI sia una questione di GPT-5 contro Gemini 3, la realtà è già cambiata. Si chiama Qwen3, parla cinese, e costa meno di un caffè.