In un’epoca in cui ogni software house sembra voler infilare una “AI” nel logo e un LLM nella brochure, Palantir Technologies sta facendo qualcosa che poche altre possono vantare: monetizzare davvero questa moda. E lo sta facendo in grande stile. Lunedì ha pubblicato risultati che definire solidi sarebbe un understatement: 884 milioni di dollari di ricavi nel primo trimestre 2025, con un balzo del 39% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. E tutto questo mentre la gran parte del mercato tech continua a vivere tra slide PowerPoint e promesse disattese.

La vera benzina nel motore? Gli Stati Uniti, sia in ambito pubblico che privato. Il business commerciale statunitense è cresciuto del 71% raggiungendo 255 milioni di dollari. Il settore pubblico, da sempre fortino strategico per Palantir, ha segnato un +45%, arrivando a 373 milioni. In pratica, mentre il mondo ancora discute se i LLM siano hype o rivoluzione, Palantir incassa e ride. E non poco. I ricavi attesi erano di 860 milioni. Hanno fatto molto meglio.

Alex Karp, il CEO con la prosa più barocca della Silicon Valley, ha firmato una lettera agli azionisti che suona come un manifesto: “La corsa verso modelli linguistici di grandi dimensioni si è trasformata in una corsa sfrenata”. Lui la chiama “corsa”, ma in realtà sta parlando di una guerra darwiniana tra aziende e agenzie per chi riesce ad automatizzare di più, analizzare più in profondità, dominare il caos dei dati testuali e vocali che ogni giorno crescono in modo esponenziale.

Il fatto che Palantir sia tra le pochissime aziende capaci di orchestrare questi modelli su scala enterprise e governativa – senza che tutto esploda – la rende una specie di Goldman Sachs dell’AI operativa. Con una differenza: Palantir produce software, non algoritmi per scommettere sui derivati.

A fronte di questi numeri, l’azienda ha alzato le previsioni per l’intero anno, ora attestate a circa 3,9 miliardi di dollari, con un balzo stimato del 36%. Per il secondo trimestre 2025, prevede ricavi di circa 936 milioni di dollari, il che equivarrebbe a un +38% rispetto al secondo trimestre dello scorso anno. Ma mentre Karp gioisce, Wall Street fa una smorfia.

Le azioni sono scese del 5% subito dopo l’annuncio. Perché? Semplice. Il mercato è drogato, ipersensibile e schizofrenico. Palantir è oggi una delle aziende con il rapporto prezzo/utili più folli in circolazione: 656. Un multiplo che farebbe impallidire anche Amazon nei suoi anni più euforici. Eppure, da inizio anno, le azioni sono salite di oltre il 64%. A questi livelli, ogni virgola fuori posto diventa una scusa per una presa di profitto. E ogni parola di Karp viene soppesata più delle decisioni della Fed.

La domanda vera è: Palantir è sopravvalutata o è semplicemente uno dei pochi colossi in grado di reggere l’urto del nuovo ciclo AI-first? In un mondo dove la maggior parte delle aziende gioca con PowerPoint e “AI wrapper”, Palantir sta costruendo arsenali software per il Pentagono e dashboard predittive per i CEO di Fortune 500. Forse è cara, sì. Ma forse è l’unica macchina da guerra davvero operativa nel caos attuale del mercato AI.

La “corsa sfrenata” non è finita. Anzi, è appena cominciata. E Palantir è già in testa, col motore acceso e le mani sporche di dati.

Link alla notizia originale su Reuters