C’è un’ironia sottile e tremendamente italiana nel fatto che un premio intitolato a un luogo mitologico, il “Capo d’Orlando”, venga assegnato in un castello medievale per celebrare la scienza del futuro, quella fatta di reti neurali, strutture proteiche predette al millimetro e dinosauri che risorgono in pixel e carta stampata. Ma è proprio questo il senso dell’edizione 2024 del Premio Internazionale “Capo d’Orlando”, un evento che riesce da 27 anni a impastare cultura alta, territorio e scienza senza perdere il sorriso, lo stile e una sana vena di autocelebrazione.

Giovedì 8 maggio, alle ore 18.30, lo storico Castello Giusso di Vico Equense diventerà il centro gravitazionale dell’intelligenza quella naturale e quella artificiale. La giostra dei premiati è quanto di più eclettico si possa desiderare, un bestiario accademico che spazia dall’AI alla paleontologia, passando per la nutrizione televisiva e la consulenza digitale.

Il protagonista assoluto, anche per chi è allergico agli acronimi, sarà John Jumper, il nerd che ha risolto un enigma vecchio mezzo secolo: prevedere la forma delle proteine solo conoscendone la sequenza amminoacidica. La sua creatura, AlphaFold, nata nei laboratori di Google DeepMind, è la classica dimostrazione che l’Intelligenza Artificiale non è solo buzzword da conferenza ma può risolvere problemi reali. Premiarlo con la sezione “Scienza” è quasi scontato, vista la recente consacrazione con il Premio Nobel per la Chimica 2024. Sottotesto implicito: siamo passati dalla doppia elica alla tripla rivoluzione neuronale. E questa volta, senza pipette.

Il riconoscimento per la “Divulgazione” va a Cristiano Dal Sasso, paleontologo meneghino che riesce a far sembrare i dinosauri più attuali di molti opinionisti. Il suo lavoro al Museo di Storia Naturale di Milano ha il pregio raro di essere rigoroso senza risultare noioso. In un mondo dove la parola “Jurassic” è ormai più associata a Netflix che alla scienza, Dal Sasso è l’antidoto alla cultura pop sterilizzata.

Poi c’è la sezione “Scienza e Alimenti” con Sara Farnetti, nutrizionista bestseller e creatrice di “Food Wizards”, serie TV che cerca di insegnare il metabolismo ai bambini, dimostrando che la vera magia, alla fine, è sapere cosa mangi. Farnetti ha portato la nutrizione fuori dalle cliniche e dentro le case, meglio ancora se con un pizzico di show business.

Non poteva mancare l’industria, e in questo caso il Premio va a Giovanni Lombardi, ingegnere e fondatore del gruppo Tecno, attivo nella consulenza digitale e nella transizione verso l’economia sostenibile. Una figura che dimostra come anche la “carbon footprint” può diventare sexy se presentata con il giusto PowerPoint e qualche algoritmo ESG-friendly.

Sorpresa di classe nella sezione “Management Culturale”: Francesco Tafuri, professore della Federico II, premiato per aver portato a Napoli uno dei supercomputer quantistici più potenti d’Europa. Una bella inversione di narrativa: dal Sud che “emigra” alla tecnologia che torna e si radica, tra le aule universitarie e i corridoi di un’antica istituzione che guarda avanti.

Il premio più interessante, almeno per chi mastica AI non solo in inglese, è quello a Roberto Navigli, professore della Sapienza e padre del progetto Minerva, il primo vero modello linguistico italiano addestrato da zero. Altro che GPT con la pasta al dente: qui si parla di AI italiana al 100%, cresciuta con Dante e addestrata a pensare, scrivere e generare contenuti nella nostra lingua, senza passare per il filtro anglofono. Per la “Comunicazione Multimediale”, Navigli riceve una targa che è quasi un manifesto: l’AI può e deve avere una cittadinanza linguistica, culturale e semantica. Un’idea che andrebbe fatta leggere a molti startupper prima ancora che agli investitori.

La manifestazione sarà orchestrata dalla giornalista scientifica Enrica Battifoglia, penna storica di ANSA, e presieduta dal Rettore dell’Università Federico II Matteo Lorito, con il sostegno di CNR, Regione Campania, UGIS e Comune di Vico Equense. Un’alleanza inter-istituzionale che fa da cornice a un evento che vuole essere molto più che un premio: un richiamo estetico e sostanziale a quel Rinascimento scientifico di cui l’Italia ha disperatamente bisogno, tra slide ministeriali e PNRR da digerire.

Per chi vuole vedere l’AI Nobel-style in versione turistica, il Dr. Jumper visiterà il Museo Mineralogico Campano la mattina dell’8 maggio, guidato in inglese dagli studenti del liceo linguistico “Publio Virgilio Marone” di Meta. Una scena che, se ben inquadrata, ha il potenziale di diventare virale: deep learning meets teenage ambition, con tanto di minerali luccicanti e guida scolastica.

La verità è che il Premio Capo d’Orlando riesce ancora a fare ciò che molti eventi di settore non sanno più fare: raccontare la scienza senza snaturarla, celebrarla senza trasformarla in feticcio. La differenza, come sempre, la fa il contesto. E forse anche il fatto che, tra i dinosauri e i supercomputer, un pizzico di mitologia non guasta mai.