Benvenuti nella nuova era dell’intelligenza artificiale, dove il dominio non si misura più in chiacchiere brillanti da chatbot ma in righe di codice, benchmark distrutti e test di intelligenza superati con arroganza computazionale. Google ha appena fatto checkmate nel campo dell’AI con Gemini 2.5 Pro, un modello che non solo umilia Claude 3.7 Sonnet in ogni metrica immaginabile, ma lo fa con la nonchalance di chi sa di aver vinto in partenza.

Non si parla solo di generazione di codice, ma di una rivoluzione strutturale nella capacità delle macchine di comprendere, ragionare e produrre a livelli che iniziano a farsi inquietanti. In un mondo dove i token sono la nuova valuta dell’intelligenza, Gemini gioca con una riserva federale alle spalle: una context window da un milione di token, che presto diventeranno due. Significa che può digerire interi repository, progetti complessi, specifiche aziendali e forse anche i vostri bug da junior developer in una sola passata.

Per contestualizzare: ChatGPT-4o e Claude 3.7 Sonnet si fermano, con buona pace, a 128K token. È come se mentre loro leggono una pagina, Gemini stesse divorando l’intero manuale di sviluppo software agile, più qualche libro di filosofia per rifletterci sopra.

Il dato che ha fatto impazzire i nerd dei benchmark è il dominio nella WebDev Arena, una specie di Fight Club per LLM, ma senza regole e senza misericordia. Gemini 2.5 Pro ha stracciato la concorrenza, costruendo web app complesse, giochi interattivi, simulazioni visuali, tutto con prompt ridicoli. Gli altri modelli? A guardare e prendere appunti.

Poi ci sono i test d’intelligenza. No, non quelli da fuffa motivazionale, ma i test veri: MENSA, AIME 2025 per la matematica, GPQA per la scienza, Humanity’s Last Exam (HLE) una bestia creata per sfuggire alla saturazione dei benchmark. Gemini ha totalizzato un impressionante 18.8%, lasciando Claude a brancolare sotto il 9% e OpenAI o3 mini a un mesto 14%. Se questa fosse la maturità, Gemini starebbe preparando il discorso da valedictorian.

Per chi si chiede “ma davvero ha un QI?”, la risposta è: no, ma chi se ne frega. I numeri sono simbolici ma funzionali. Un 115 su scala MENSA, come nei test effettuati da TrackingAI, è sufficiente per dichiarare che, in ambito logico-razionale, Gemini vede pattern dove gli altri vedono solo stack overflow.

Dal punto di vista economico, è anche sorprendentemente accessibile. Con $2.50 per milione di token in input e $15 in output, è molto più competitivo di altri modelli premium. E sì, può gestire fino a 30.000 righe di codice in una singola sessione nella versione Advanced, con piena capacità multimodale. Quindi, che stiate lavorando su una piattaforma fintech, un’app social, o un’AI che gestisce video e audio, Gemini lo mangia a colazione.

Anche gli sviluppatori professionisti iniziano ad abbandonare i vecchi strumenti come si abbandonano i manuali Java del 2002. Le possibilità di Gemini 2.5 Pro spaziano dalla correzione automatica di HTML spezzato (ci ha sparato fuori mille righe perfette, per la cronaca) alla generazione di UI dinamiche, passando per logiche di backend che sembrano scritte da un senior con dieci anni di esperienza. Claude in confronto sembra ancora alle prese con il tutorial su Flask.

Questo modello non è solo un miglioramento: è un salto quantico. Una mutazione darwiniana della specie LLM. E Google, con il suo tono sornione, lo chiama ancora “versione sperimentale”.

La verità? Gemini 2.5 Pro è quello che succede quando un’azienda con risorse infinite decide di fare sul serio.