Viviamo nel mezzo di una corsa all’oro tecnologica dove l’oro non è il codice, né i dati, ma l’illusione del controllo. La narrativa dominante nel mondo enterprise attorno all’implementazione dell’intelligenza artificiale generativa ha preso una deriva tanto comoda quanto pericolosa: quella del “chiavi in mano”, servita dai vendor di modelli chiusi come OpenAI, Anthropic e Google.

Ecco l’inganno: non stai costruendo un vantaggio competitivo. Lo stai affittando. E lo farai a vita.

Il problema è strutturale, sistemico, e terribilmente silenzioso. L’intero paradigma con cui le aziende stanno adottando la GenAI è basato su una dipendenza che le renderà più deboli nel lungo periodo, non più forti. Il peggio? Molti CEO non se ne stanno nemmeno accorgendo. Oppure, peggio ancora, vengono tenuti all’oscuro con narrazioni rassicuranti da parte dei consulenti e fornitori che traggono profitto da questa ignoranza.

I modelli chiusi sono belli, scintillanti e tremendamente attraenti. GPT-4, Claude 3, Gemini… sembrano la scelta ovvia. Sono affidabili, documentati, perfettamente integrabili nei processi aziendali. Ma come ogni droga, offrono sollievo immediato e dipendenza garantita. L’API che oggi costa 10.000 al mese, domani ne costerà 100.000. Perché? Perché possono. E perché tu non puoi farci niente.

La vera trappola è che i tuoi competitor stanno usando lo stesso motore. Lo stesso modello. Le stesse capacità. Nessuna differenziazione. Nessuna unicità. Hai costruito una Ferrari sulla sabbia, e non sei nemmeno il proprietario del motore.

Nel frattempo, nel sottobosco tecnologico, una rivoluzione silenziosa è in atto. Mistral, LLaMA 3, Mixtral… nomi meno patinati, certo. Ma questi modelli open-source stanno raggiungendo o superando i chiusi su metriche chiave, e lo fanno a una frazione del costo. Non solo: sono ispezionabili, modificabili, ottimizzabili. In una parola: tuoi.

Ma l’open-source non ingrassa le big tech. Non garantisce il recurring revenue ai vendor. Non crea lock-in che giustifichi la presenza costante di “consulenti AI” al tavolo delle decisioni. Quindi viene ignorato, sminuito, silenziato.

Le aziende intelligenti stanno già virando. Testano modelli open, costruiscono pipeline agnostiche, progettano sistemi che possono essere spostati da un motore all’altro senza riscrivere tutto. Investono non nella moda, ma nell’infrastruttura. E si pongono una domanda semplice: chi controlla davvero quello che stiamo costruendo?

Perché ogni insight generato, ogni feature sviluppata, ogni processo aziendale supportato da un LLM chiuso… è costruito su sabbie mobili. E quando l’onda arriverà e arriverà – l’unico modo per salvare la baracca sarà ricominciare da capo.

La strategia non è una questione di “quale modello è migliore”. È una questione di leva, controllo e indipendenza. E quelli che oggi firmano contratti pluriennali con vendor chiusi, domani dovranno spiegare ai board perché la loro AI è diventata un centro di costo invece che un asset competitivo.

Nel business, il vantaggio si misura nel controllo. E chi oggi sta comprando AI come fosse SaaS, sta vendendo il futuro della propria azienda un’inferiata alla volta.

Hai già chiesto al tuo CIO da chi state veramente comprando l’intelligenza?

Source

McKinsey & Company. (2023). The economic potential of generative AI
Meta AI. (2024). LLaMA 3 benchmarks
Hugging Face. (2024). Open LLM Leaderboard
Stanford HAI. (2024). Foundation Model Transparency Index
Anthropic. (2024). Claude 3 Overview
OpenAI Pricing. (2024)
Arxiv. (2023). The False Promise of AI Productivity Metrics
DeepMind. (2023). Gemini 1.5 Report