Samsung lo fa sottile. Di nuovo. Ma questa volta ci prova con la faccia seria, tirando fuori il Galaxy S25 Edge, una lama di silicio da 5,8 mm e 163 grammi, che vuole sembrare premium, elegante e – ovviamente – “AI-powered”. Il messaggio è chiaro: meno peso, più status. E una nuova generazione di consumatori (o meglio: utenti-appendice) da convincere che più sottile significhi più avanzato. E magari anche più intelligente.
La keyword qui è Galaxy S25 Edge, naturalmente. Ma i veri protagonisti sono due concetti usati e abusati: leggerezza e intelligenza artificiale. Due concetti che, nel mercato smartphone 2025, sembrano diventati sinonimi di innovazione, ma che rischiano di essere solo un modo più elegante per dire “abbiamo finito le idee”.
Samsung ci ha abituato a numeri da guerra fredda tra giganti: megapixel sempre più ossessivi, processori da workstation, cornici sempre più invisibili. Ma qui cambia approccio. Punta tutto su quel 5,8 mm, come se fosse la misura della felicità digitale. La S25 Edge è il frutto di una chirurgia estetica spinta fino all’osso: più snella della sorella palestrata S25 Ultra, più leggera del “base”, ma con gli stessi ormoni da flagship. E con quella scocca in titanio che urla “lusso freddo” ogni volta che la tiri fuori dalla tasca.
Blake Gaiser responsabile dei prodotti mobile per le Americhe – lo dice come un evangelista al TEDx di Cupertino: “il peso e il feeling sono la nuova frontiera della customer satisfaction”. Tradotto: abbiamo chiesto ai nostri clienti cosa volessero e ci hanno risposto “non vogliamo più sentirlo in tasca, ma vogliamo che ci dia prestigio quando lo usiamo”. E allora ecco il minimalismo ingegneristico, l’equilibrismo tra scheda madre e design, il compromesso che si finge rivoluzione.
Il problema è che la sottigliezza ha sempre un prezzo. Non solo quello degli 1.099 dollari USA fissati per il lancio del 30 maggio. Ma anche quello che non si vede subito: batteria più piccola, dissipazione del calore ridotta, compromessi termici mascherati da AI. Perché quando il device diventa invisibile, il marketing deve diventare onnipresente. E allora spunta lei, l’Intelligenza Artificiale.
Ogni flagship 2025, da Apple a Xiaomi, ha ormai la sua AI personale. Traduzioni in tempo reale, fotocamere che leggono la luce meglio di un occhio umano, assistenti vocali che promettono empatia e coerenza logica. Ma la verità? La “AI” dentro il Galaxy S25 Edge è poco più che un ribranding delle ottimizzazioni algoritmiche che già c’erano, incartate con il nastro adesivo della buzzword economy.
Eppure funziona. Perché dire che il tuo smartphone “pensa con te” è più sexy che dire “abbiamo tagliato la batteria per rientrare nei 163 grammi”. E il design snello diventa una scusa perfetta per venderti un power bank da 99 dollari come accessorio indispensabile. È la logica del “ti tolgo una cosa, ma ti faccio credere che sia per il tuo bene”. L’equivalente tech del gelato light: meno grassi, stesso senso di colpa.
Dietro questa mossa si intravede una strategia interessante. Samsung non insegue solo il design, ma cerca di cavalcare il minimalismo funzionale tanto amato dalle nuove generazioni. I Gen Z e Alpha non vogliono un telefono, vogliono un’estensione del loro polso, invisibile ma potentissima, zero ingombro e massimo effetto wow. E in un’epoca dove anche un grammo in più può far storcere il naso su TikTok, 5.8 mm diventano un argomento solido quanto un algoritmo generativo.
Tuttavia, da CTO (e da cinico), mi chiedo: cosa stiamo veramente comprando? Innovazione o illusione? L’unico vero upgrade è nella percezione, non nella funzione. E il fatto che si celebri così tanto la leggerezza di un oggetto tecnologico, mentre gli OS diventano sempre più pesanti, i consumi sempre più opachi, e le AI sempre più invasive, è un paradosso che andrebbe analizzato più a fondo.
È come se ci stessero vendendo il vuoto come progresso. Come se il design fosse diventato il contenuto. Una strategia vecchia quanto la moda: togliere per far sembrare più prezioso. Sottile non è sinonimo di smart. Ma in un mondo dove la sottigliezza fa engagement, Samsung ci ha visto giusto.
Certo, il Galaxy S25 Edge è un oggetto bello, ben costruito, tecnologicamente coerente con le richieste del mercato 2025. Ma non è rivoluzionario. È l’ennesima iterazione raffinata, estetica e furba di un concetto che ha smesso di stupire e ha iniziato a piacere. E quando un prodotto smette di cercare la sorpresa e inizia a rincorrere il desiderio estetico, allora diventa più moda che tech.
Come diceva un vecchio barista del bar dei daini parlando dei Martini: “più è sottile, più ti frega”. Ecco, il Galaxy S25 Edge è proprio così. Bello, elegante, leggero. Ma ricordiamoci che anche l’aria è leggera. Eppure non ha mai fatto una chiamata decente.