Immagina di essere incollato alla TV, completamente immerso in una serie che ti sta tenendo col fiato sospeso. L’inseguimento in auto è al culmine, e proprio mentre l’auto dei protagonisti sterza per evitare un precipizio, l’inquadratura si ferma per fare spazio a una pubblicità. Ma non una pubblicità qualsiasi: no, questa è un’opera d’arte dell’intelligenza artificiale. La macchina riconosce il contesto e, come per magia, ti propone un’auto sportiva che scivola sulle curve con la stessa grazia del tuo protagonista preferito. Amazon, ovviamente, è all’avanguardia in questa follia.

Secondo quanto riportato da Variety, Amazon sta preparando una rivoluzione per la televisione, un tipo di spot che non si limita a interrompere il flusso di un programma, ma si inserisce nell’esperienza in modo quasi impercettibile. L’idea è quella di fare in modo che l’annuncio sembri un’estensione naturale di ciò che stai guardando, come se fosse parte della trama stessa. Una scena drammatica? Fazzoletti che volano sullo schermo. Un inseguimento? Ti ritrovi con una promozione per un’auto che ti fa pensare che anche tu potresti essere inseguito da un poliziotto in un film d’azione.

Ma fermiamoci un attimo a riflettere. Per quanto allettante possa sembrare l’idea di una pubblicità che si adatta al mood di ciò che stai guardando, non è difficile immaginare i confini sottilissimi tra personalizzazione e invasione della privacy. Se un’intelligenza artificiale può leggere il tuo umore, analizzare il tono della scena e adattarsi di conseguenza, dove finisce l’esperienza “emozionale” e inizia l’iper-controllo delle tue emozioni?

L’aspetto più inquietante è proprio questo: una macchina che riesce a capire che stai vivendo un momento emozionale per manipolarti meglio. Non c’è più spazio per il “consumo passivo” del contenuto televisivo. Ogni momento della tua visione diventa terreno fertile per un marketing che gioca sui tuoi sentimenti. Un film drammatico diventa l’occasione perfetta per promuovere una linea di prodotti per il benessere. E se durante una scena d’azione si passasse a pubblicizzare, che ne so, una pizzeria? Beh, in fondo, un po’ di cibo può servire a placare l’adrenalina, no?

Uno degli aspetti più ambigui di questa innovazione sta nel fatto che Amazon sembra voler confondere sempre più i confini tra l’intrattenimento che consumiamo e il marketing che ci viene propinato. L’obiettivo dichiarato di far sentire questi nuovi spot come “estensioni dell’esperienza” è tanto affascinante quanto pericoloso. Se lo spettatore inizia a percepire gli annunci come parte integrante di ciò che sta guardando, il rischio è che diventi sempre più difficile distinguere tra contenuto “reale” e contenuto creato ad hoc per venderti qualcosa.

E se l’intelligenza artificiale riuscisse davvero a sincronizzare la pubblicità con il tuo stato emotivo, potrebbe aprirsi una porta per manipolazioni ancora più sofisticate. Potresti essere, in effetti, il bersaglio ideale per qualsiasi tipo di campagna pubblicitaria: non solo per il prodotto che stai cercando, ma per quello che pensi di voler cercare mentre sei emozionalmente vulnerabile.

La mossa di Amazon potrebbe non essere una novità assoluta. L’uso dell’intelligenza artificiale nelle campagne pubblicitarie è in costante crescita. Ciò che rende questa iniziativa particolare è la promessa di una personalizzazione estrema, che non si limita ai tuoi dati di acquisto o alla tua cronologia di navigazione, ma va oltre, entrando nel dominio delle emozioni. Si tratterebbe di un salto quantico nell’advertising, un po’ come passare da una foto in bianco e nero a un film in 3D, dove il tuo coinvolgimento non è solo visivo, ma anche emotivo.

In un contesto simile, la domanda che dobbiamo porci è: dove ci porterà questo tipo di pubblicità? E a quale prezzo saremo disposti a pagare per una TV che sembra capirci meglio di quanto noi stessi non facciamo? Se Amazon vuole davvero “prolungare l’esperienza” come sostiene, potrebbe davvero finire per entrare troppo nel nostro mondo emotivo, facendo passare un concetto che inizia come innovativo per diventare presto una forma di controllo troppo invadente.

Ecco la vera questione che ci rimane da risolvere. Può l’intelligenza artificiale realmente migliorare l’esperienza dello spettatore, o stiamo assistendo al trionfo di una forma di manipolazione emotiva che farà sembrare qualsiasi pubblicità una naturale estensione della trama? Non è che un altro modo, più subdolo, di vendere prodotti attraverso la psicologia delle emozioni.

E per quanto riguarda quella scena d’indagine per omicidio? Beh, a questo punto, non ci sorprenderemmo se tra una pista investigativa e l’altra, ci venisse proposto l’ultimo smacchiatore “miracoloso”.