Nel silenzio coreografico delle sue cattedrali logistiche, Amazon ha appena acceso il cervello distribuito della sua nuova macchina globale. Nessun fanfara. Nessun assistente vocale che saluta il consumatore con voce zuccherosa. Nessun chatbot addestrato a discutere le sfumature semantiche della pizza con l’ananas. Il nome del protagonista è DeepFleet, e il suo mestiere non è parlare: è pensare in movimento. È l’evoluzione silenziosa, brutale ed elegante dell’intelligenza artificiale. Non più parole. Solo controllo.
Mentre i riflettori dei media mainstream continuano a rincorrere i giochi linguistici di ChatGPT, Claude e Gemini, Amazon come sempre gioca una partita completamente diversa. DeepFleet è un foundation model, ma non è stato addestrato su Wikipedia, Reddit o articoli giornalistici scadenti. È stato alimentato da anni di dati operativi provenienti dai magazzini più sofisticati del pianeta, dove oltre un milione di robot si muovono su pavimenti a griglia in una danza logistica che sfida la fisica e il buon senso.