C’è un’epoca in cui i Network Operation Center erano stanze affollate di tecnici insonnoliti, schermate lampeggianti come sinfonie epilettiche, e monitoraggi notturni che assomigliavano più a riti voodoo che a gestione sistemica. Poi Sparkle ha deciso che forse, dopotutto, potevamo svegliarci dal torpore tecnologico e dare un po’ di neuroni siliconici ai NOC. E così nasce AISNA. Non è l’ennesimo acronimo corporate, ma un’intelligenza artificiale addestrata a prendersi carico di quello che – ammettiamolo – nessun umano vuole davvero fare.

AISNA sta per Artificial Intelligence Sparkle Network Assurance. Ma in pratica vuol dire che Sparkle, con la benedizione di Engineering (che nel mondo delle digital transformation si muove come un rabdomante in un deserto pieno d’acqua), ha dato al proprio centro operativo di rete un esoscheletro AI in grado di vigilare, interpretare, correggere e – quando serve – agire.

Questo progetto, che non a caso è stato piazzato come priorità strategica dal CIO Lorella Scalcione, fa quello che ogni CTO degno di questo acronimo desidera da almeno 15 anni: taglia il rumore, automatizza le rogne e libera tempo per fare cose più serie. Tipo prendersi cura davvero del cliente, invece che aggiornare l’ennesimo ticket su un outage noto, ridondante e noiosamente documentato.

Il risultato? Un 30% di tempo in meno per la gestione delle segnalazioni. Ma soprattutto: -80% per le campagne di aggiornamento massivo. Non è solo una metrica. È una rivoluzione silenziosa, perché se sei nel mondo delle telecomunicazioni internazionali, aggiornare centinaia di nodi e farlo in modo sincronizzato senza scatenare un pandemonio globale è una delle cose più simili al funambolismo su cavi sottomarini. E Sparkle, che gestisce 600.000 km di fibra, di cavi ne sa qualcosa.

Il vero colpo di genio, però, è che AISNA non si limita a fare il mestiere del tecnico stakanovista. Legge le e-mail. Le capisce. Le riassume. Apre i ticket. Li chiude. Li aggiorna. No, non è magia, è NLP avanzato. E questa cosa da sola ha fatto risparmiare 3.000 ore l’anno. Altro che riduzione FTE o “ottimizzazione dei processi”: qui siamo nel territorio della sostituzione intelligente del nonsense operativo.

Nel frattempo, i tecnici – esseri umani veri, con gusti e talenti – si sono potuti dedicare a ciò che rende un’azienda diversa da un call center mascherato da provider Tier-1: parlare con i clienti, ascoltarli, capire problemi, risolverli. Che, per inciso, è la parte che genera valore. Il resto è burocrazia tecnica.

Danilo Decaroli, che guida le Operations, lo dice senza giri di parole: ora il NOC ha un’interazione con il cliente che è più tempestiva e più trasparente. In altre parole, meno “la stiamo analizzando” e più “abbiamo già risolto”.

Ovviamente, questo progetto si inserisce in una cornice più ampia. Sparkle non gioca a dadi con la digital transformation. È un player globale, perennemente al confine tra infrastruttura fisica e servizi digitali, dove l’errore umano costa caro e la reputazione si gioca al millisecondo. La rete è globale, i clienti sono carrier, OTT, ISP, telco, multinazionali – gente che non ha tempo per sentire “stiamo verificando”. E l’AI, se ben addestrata, non sbaglia mai la risposta standard. Ma sa anche deviare verso la soluzione giusta.

Che piaccia o no, AISNA è un sintomo chiaro di quello che succederà a tutta la filiera del network management. Non è un POC. Non è un MVP. È in produzione. E funziona. E quando qualcosa funziona su scala in Sparkle – che ha più backbone internazionali di quanti l’Italia abbia rotatorie – non è più un trend, è uno standard de facto.

Una curiosità che fa sorridere (o tremare): l’AI capisce meglio delle persone il tono delle e-mail. Immaginate quante escalation sono state sventate solo perché AISNA ha interpretato correttamente quel “gentile cliente” seguito da un “ci scusiamo per il disagio”. Gli umani lo leggono come routine. Lei, invece, lo prende come codice rosso.

Il sottotesto qui è inquietante e promettente allo stesso tempo. Le AI non si limitano a leggere dati: leggono il contesto, il tono, la frustrazione. E lo trasformano in azione concreta, senza dover bere tre caffè o aspettare il cambio turno.

AISNA è un’architettura neurale innestata su una delle reti più vaste e critiche d’Europa, e non si limita ad ascoltare gli allarmi: li anticipa. Come un sistema immunitario digitale, segnala anomalie prima che diventino patologie. E lo fa, a quanto pare, con una puntualità che sfiora l’intollerabile per gli esseri umani.

Siamo, insomma, nel cuore della metamorfosi. Sparkle non sta usando l’AI per fare storytelling da keynote. Sta togliendo attrito reale in un mondo che di attrito ne ha sempre troppo. Il customer care diventa customer cure, e il monitoraggio si trasforma in prevenzione.

Inutile girarci attorno: chi oggi non ha un AISNA nel cassetto, domani non sarà nel cassetto dei fornitori. Sarà nel cestino.