Benvenuti nel futuro, quello vero, dove la libertà di parola muore tra gli algoritmi e le banconote profumate di greggio. Dove i CEO con l’anima di cartone fingono di essere rivoluzionari mentre si accomodano nei salotti di chi smembra i dissidenti. Questo non è Black Mirror, è semplicemente business.
C’è una scena distopica che si ripete sempre uguale, in loop, come il peggior codice scritto in fretta: un giornalista viene brutalmente assassinato da un regime autoritario, il mondo finge sdegno, le aziende tecnologiche prendono tempo, gli investitori si mordicchiano il labbro e poi, puntualmente, arriva la mano tesa. In questo caso, quella di Jeff Bezos, l’uomo che ha costruito un impero sull’efficienza ma che in sei anni non ha trovato il tempo per rileggere il proprio tweet con l’hashtag #Jamal.
E così Amazon si getta tra le braccia di Humain, la compagnia AI di Mohammed bin Salman lo stesso principe che ha firmato il destino di Jamal Khashoggi dentro un consolato diventato macelleria. Cinque miliardi di dollari per costruire una AI Zone in Arabia Saudita. Cosa può andare storto?
Non stiamo parlando di una start-up californiana affamata di fondi, stiamo parlando di Amazon, il colosso che ha le risorse per costruire il futuro… e sceglie di farlo nel cortile del boia.
La parola chiave è chiara: AI. Le secondarie, beninteso: Amazon, Mohammed bin Salman, Jamal Khashoggi. E tutte fanno parte di un’unica, inquietante narrazione: quella dell’etica rottamata per un pugno di dollari digitali e un po’ di spazio cloud nel deserto.
Il punto, però, non è tanto che Bezos stringa accordi con l’Arabia Saudita. Il punto è quando lo fa. Sei anni non sono abbastanza per “dimenticare” un omicidio, ma sembrano il tempo giusto per passare all’incasso. I tempi della morale sono lenti, quelli del capitale istantanei. Come direbbe un cinico da bar: “Bezos ha atteso solo quel tanto che bastava perché il sangue si seccasse.”
Neom, il delirio architettonico di MBS, serviva già come oggetto di scena per una leadership in cerca di legittimità futuristica. Ora torna alla ribalta, gonfiato da buzzword e da contratti con le grandi tech americane. Poco importa che sia, di fatto, vaporware di stato. Il progetto è fallito prima di iniziare, ma tanto basta per sventolare l’illusione del progresso. E nel frattempo si siglano contratti, si firmano MOU, si tengono summit sull’intelligenza artificiale sponsorizzati da chi ha fatto sparire corpi umani.
Che la Public Investment Fund saudita sia ormai uno dei principali rubinetti di finanziamento per la Silicon Valley è noto. Andreessen Horowitz e compagnia cantante hanno già chinato il capo. Non stupisce nemmeno che Amazon voglia una fetta della torta, anche se questa è condita con un retrogusto di carne umana. Lo schifo vero è che nessuno finga nemmeno più imbarazzo.
C’è una domanda che rimane sospesa: Bezos lo fa per soldi o per ricatto? Il cellulare hackerato, la foto osé, le chat private: un potenziale compromesso o solo paranoia? La verità, come spesso accade nel tech, è che non importa. Che sia per soldi o per paura, il risultato è lo stesso: la dignità evapora.
Nel frattempo, Bezos smonta il Washington Post pezzo per pezzo. La testata che una volta proclamava “Democracy Dies in Darkness” ora muore di anemia editoriale. Direttori incompetenti, silenzi editoriali, vignettisti censurati. L’ultima trovata? Assumere Will Lewis, un professionista del cover-up britannico. Chiamatelo karma aziendale, ma Telnaes, la vignettista licenziata per aver preso in giro Bezos, ha appena vinto un Pulitzer.
Ironico, no?
E c’è dell’altro. Amazon si sta impegnando a investire 5 miliardi per costruire data center in una monarchia assoluta che censura la rete, sorveglia i cittadini e punisce le opinioni. Forse sarà una AI a decidere chi potrà parlare. Oppure no, magari la AI servirà solo a ottimizzare la repressione.
Tutto questo mentre MBS ci vende la narrativa del 2030, il grande reset saudita, la modernità patinata che dovrebbe far dimenticare che il Paese non ha ancora superato l’Età Media in quanto a diritti civili. La coincidenza con il picco del petrolio non è casuale: il regno si sta preparando all’era post-greggio, ma invece di riconvertirsi in democrazia, si reinventa come incubatore di startup AI. Un po’ come se l’Inquisizione avesse lanciato un acceleratore per deep learning.
Nel frattempo, a Washington, nessuno osa fare domande. O se le fanno, restano inascoltate. Le libertà democratiche, ormai, si vendono su AWS.
La vera tragedia non è che un giornalista sia stato ucciso. La vera tragedia è che nessuno abbia perso il lavoro per averci fatto affari dopo.
Se tutto questo è il prezzo dell’innovazione, forse è il caso di aggiornare la definizione di progresso.
Source:
https://www.tmz.com/2025/03/01/mark-zuckerberg-priscilla-chan-birthday-party-benson-boone-performance/
https://www.wsj.com/politics/elon-musk-children-mothers-ashley-st-clair-grimes-dc7ba05c
https://twitter.com/JeffBezos/status/1220059386694922240/photo/1
https://www.goldmansachs.com/insights/articles/peak-oil-demand-is-still-a-decade-away
https://www.businessinsider.com/jamal-khashoggi-saudi-arabia-neom-megacity-2018-10
https://www.nytimes.com/2024/06/05/business/media/washington-post-buzbee-lewis.html