Siamo arrivati a un punto in cui i comunicati stampa delle big tech non sembrano più scritti da umani. Sfilze di buzzword edge computing, 5G enterprise, LLM on-device, smart mobility tutte cucinate in brodi digitali sempre più saporiti, ma spesso indigesti per chi cerca sostanza. Eppure, tra le righe della nuova alleanza tra Qualcomm Technologies e e& (già Etisalat, oggi rebranding tech-globale con tendenze da holding futurista), qualcosa di profondamente strategico c’è. E non solo per la propaganda degli Emirati Arabi Uniti.
Il cuore della questione è l’edge AI, o meglio, quella che io chiamo la borderline intelligence. Perché se è vero che l’intelligenza artificiale “al bordo” della rete promette tempi di risposta istantanei, sicurezza locale e minore dipendenza dal cloud, è altrettanto vero che siamo di fronte a una nuova guerra fredda tecnologica per il controllo dei nodi periferici dell’infrastruttura digitale globale. E in questa guerra, Qualcomm ha appena piazzato un bel missile a lungo raggio direttamente ad Abu Dhabi.
Mentre Silicon Valley e Shenzhen si prendono a schiaffi su chip e semiconduttori, Qualcomm decide di farsi un engineering center nel deserto, con l’obiettivo dichiarato di testare nuovi use case per AI e 5G nei settori che più contano: energia, logistica, industria pesante. L’alleanza con e& colosso che ormai spazia dall’ICT al fintech passando per la cybersicurezza e la monetizzazione del metaverso è il veicolo perfetto per farlo. Dietro la facciata diplomatica delle “soluzioni per la trasformazione digitale del governo e dell’impresa”, c’è l’evidente tentativo di creare una nuova piattaforma standard per l’edge AI regionale, un piede fisso nella porta di ogni impianto industriale, centro logistico, interfaccia pubblica.
La mossa non è casuale. E neanche neutrale.
Perché l’edge computing, almeno in teoria, è la risposta definitiva alla latenza. Significa elaborare i dati dove vengono generati, invece di farli rimbalzare su e giù per le nuvole californiane o cinesi. Applicato alla mobilità, per esempio, potrebbe significare auto connesse che non dipendono più da una connessione esterna per decidere se frenare o sterzare. Applicato all’industria, sensori che analizzano, decidono e agiscono in tempo reale senza bisogno di cloud. Applicato alla sicurezza pubblica, videocamere intelligenti che inferiscono comportamenti sospetti e li segnalano prima che qualcuno prema “upload”.
E qui casca il Snapdragon.
Perché Qualcomm, nel suo pantheon di chipset sempre più intelligenti, sta già spingendo i LLM (modelli linguistici di grandi dimensioni) on device. Altro che ChatGPT nel browser: l’idea è avere modelli personalizzati che girano direttamente sul tuo XR, sul tuo wearable, sul tuo gateway industriale. Niente più lag, meno tracciabilità, più controllo locale. O, se preferite, AI sovrana, la nuova buzzword amata dai governi che non si fidano del cloud americano ma nemmeno di quello cinese.
In questo scenario, e& gioca il ruolo del facilitatore geopolitico: ha la base, ha la rete, ha i clienti pubblici e dettaglio da non ignorare — ha un bilancio solido con oltre 10 miliardi di profitto netto nel 2024. Non è un operatore telecom, è un conglomerato data-driven con un’agenda chiara: diventare l’infrastruttura digitale di default del MENA, se non oltre. E adesso, con Qualcomm al fianco, vuole costruirsi un arsenale di dispositivi edge AI per ogni segmento: dai gateway industriali alle telecamere urbane, dai PC ai droni per la sicurezza urbana.
La narrativa ufficiale parla di “trasformazione digitale del settore pubblico e industriale” negli Emirati. Ma la realtà è che si sta creando una nuova architettura tecnologica distribuita, con il bordo che diventa il nuovo centro. La logica non è più centralizzata, ma granulare, segmentata, reattiva. Ogni nodo della rete è un cervello, ogni device un potenziale agente autonomo.
La domanda vera è: chi controlla questi cervelli?
Perché ogni modello AI on-device può essere addestrato con dati locali, ogni gateway può diventare una sentinella digitale, ogni wearable un terminale biometricamente personalizzato. La partita non è solo economica o tecnologica. È culturale, normativa, etica. E dietro l’apparente neutralità della collaborazione Qualcomm-e& si gioca il futuro dell’infrastruttura decisionale automatizzata dell’intera regione.
Curiosità da bar, tanto per alleggerire: sapete qual è la cosa più ironica? Che per funzionare bene, l’edge AI ha comunque bisogno del 5G — quella tecnologia che ancora oggi arranca tra implementazioni incomplete, retorica da keynote e sospetti cospirazionisti. Ma tant’è, nel gioco delle tecnologie abilitanti, tutto è ciclico. E oggi, mentre il mondo guarda al cloud e all’IA generativa, Qualcomm scommette sul bordo.
E a pensarci bene, ha senso: se il futuro è distribuito, anche il potere deve esserlo.
Edge AI non è solo una moda. È un cambio di paradigma silenzioso ma profondo. E mentre la maggior parte delle aziende si concentra sul cloud come centro nevralgico della nuova economia digitale, Qualcomm ed e& sembrano aver capito che il vero controllo si gioca nelle periferie, nelle fabbriche, nelle strade, nei device che non parlano mai ma vedono tutto.
E tu, nel frattempo, controlla bene cosa fa il tuo smartwatch quando non lo guardi. Potrebbe già sapere più di te.