Un’altra bara, un altro funerale del lavoro tecnico celebrato troppo in fretta, con troppa retorica e poca lucidità. Stavolta il colpevole mediatico è GenAI, l’intelligenza artificiale generativa, che secondo certi titoloni avrebbe fatto piazza pulita degli ingegneri software. Nessuno li assume più, si mormora. I recruiter sono spariti. Il mercato è morto. Amen.
La verità? Il mercato non è morto. Sta facendo quello che ha sempre fatto: si sta riaggiustando.
Tutto questo racconto funebre è solo la versione aggiornata del buon vecchio “Hype-as-a-Service”. Un po’ come le startup che vendono vaporware a multipli da circo, ora anche la narrazione sulla morte del lavoro tech è venduta bene, amplificata da post di VC troppo sicuri di sé e troppo poco esperti di cicli storici.
No, non è colpa di ChatGPT. E no, non serve un prompt ottimizzato per capirlo.
Chi ha vissuto più di un ciclo economico in questa industria sa bene che il punto non è “GenAI ha rimpiazzato gli ingegneri”. Il punto è che succede sempre così.
Nel 2001, la bolla dot-com ha fatto crollare il NASDAQ del 75%. Nessuna AI, solo troppe IPO con fondamentali inesistenti. Ingegneri in fuga, startup spente in una notte. Poi si è ripartiti.
Nel 2008, i mutui subprime hanno congelato il credito. Risultato? Licenziamenti a raffica anche nella tech. L’ingegnere non era in discussione. Era il conto salato di un sistema finanziario ubriaco.
Nel 2012-2013, il boom del mobile ha rallentato. Niente sangue, solo digestione. I team si sono ristrutturati, non estinti.
Nel 2022-2024, le Big Tech hanno smesso di drogarci con assunzioni pandemiche. Tutti hanno overhired, pensando che lo smart working sarebbe stato una panacea eterna. Poi è tornata la gravità. E in quel momento… puff: arriva l’AI. Tempismo perfetto per diventare il capro espiatorio di una correzione macroeconomica già scritta.
Siamo chiari: questo non è un armageddon da GenAI. È solo storia ciclica con un vestito nuovo.
Ma oggi, nel teatro del mercato del lavoro tech, va in scena una nuova mitologia. Gli ingegneri sono improvvisamente sostituibili, perché un LLM può scrivere codice. Peccato che nessuno dica che OpenAI, la stessa che ha creato questo trend, ha un organico di oltre 5.000 persone. E non vendono solo modelli: vendono persone che fanno girare quei modelli.
Chi ha davvero letto tra le righe, sa che l’AI oggi serve più manodopera tecnica, non meno. Dietro ogni riga di codice generato, ci sono mille problemi: orchestrazione, sicurezza, validazione, osservabilità. Non stiamo togliendo lavoro agli ingegneri. Lo stiamo trasformando. Chi non capisce questo ha già perso la partita.
Il problema è che ci piace troppo la narrativa da distopia. “La macchina sostituirà l’uomo”. Il tecno-apocalittico vende. Fa click, ottiene share, fa incazzare. E funziona benissimo nei pitch deck: “Con questa AI possiamo licenziare metà del team”. Poi, tre mesi dopo, scoprono che senza chi capisce il dominio il prodotto è spazzatura con UI brillante.
Ma non preoccupatevi: il ciclo sta girando. È sempre così.
Prima viene il panico. I budget si congelano. I CFO si trasformano in poeti dell’efficienza.
Poi arriva la fase del “profitto o morte”: si taglia tutto quello che non è ROI a breve.
Poi la postura difensiva: solo mantenimento, niente visione.
Poi… si svegliano. E si ricomincia ad assumere.
Perché le aziende intelligenti si rendono conto che non costruisci un vantaggio competitivo tagliando il cervello dal corpo.
Non guidi l’innovazione con un team legato a un template.
E non batti la concorrenza con un prompt da 5 righe e un pizzico di prompt engineering preso su Reddit.
Il vantaggio si costruisce dove l’intelligenza umana e quella artificiale si incontrano. E chi orchestra quell’incontro, oggi, sono ancora gli ingegneri.
Chi ha sparato “l’ingegneria è morta” si troverà molto presto a dover spiegare perché sta assumendo. Perché il codice va deployato. Le architetture vanno pensate. I modelli vanno messi in produzione, gestiti, ottimizzati. E no, non ci sono scorciatoie.
La domanda vera non è “GenAI ci sostituirà?” ma “Chi saprà usarla per costruire qualcosa che funzioni, scala e genera valore?”
Spoiler: servono ancora gli ingegneri per questo.
Ah, e ricordatevi la massima da bar tecnologico:
“Ogni volta che sentite dire che una tecnologia eliminerà una professione, controllate prima se chi lo dice ha già venduto le sue azioni o sta solo cercando funding.”
GenAI non ha ucciso l’ingegneria. Sta solo separando chi capisce davvero dove sta andando il mondo da chi cerca scuse per non innovare. E quelli bravi? Si stanno già facendo pagare per riorganizzare tutto il gioco.
Foto credit: Funeral Party FILM