
In un mondo in cui Microsoft è ancora sinonimo di “sistema operativo” e dove Apple galleggia con il suo ecosistema ben chiuso, Huawei decide che no, non ci sta più. Il colosso cinese lancia il MateBook Fold Ultimate Design e un nuovo MateBook Pro. Entrambi fanno a meno di Windows, e non per scelta spirituale o gusto dell’hardware nudo: è che Washington ha chiuso il rubinetto. E allora via, HarmonyOS diventa l’alternativa obbligata. O il cavallo di Troia, a seconda del punto di vista.
Partiamo dal giocattolo di punta. MateBook Fold Ultimate Design, il nome più pomposo dopo “Fine Arts Edition”, è un ibrido tra un tablet e un laptop, con uno schermo pieghevole da 18 pollici e spesso 7,3 millimetri. Tradotto: piegalo e diventa un 13 pollici, con l’agilità di un taccuino e il prezzo di un Rolex. Pesa 1,16 kg, ma aggiungeteci i 290 grammi della tastiera magnetica, e siamo a circa 1,45 kg: più leggero di certe retoriche sul “tech etico”. Il tutto a partire da 23.999 yuan, ossia 3.328 dollari. Se volete 2 TB di storage, salite a 26.999 yuan. Non un dettaglio da bar: in Cina un MacBook Pro top gamma costa meno. Eppure…
Eppure, qui non si parla solo di estetica o materiali. Questo è un atto politico. È la tech war che diventa oggetto d’arredo.
Il Fold, insieme al nuovo MateBook Pro da 14,2 pollici (più tradizionale, ma ultra leggero a 970 grammi), monta HarmonyOS 5 — anche detto HarmonyOS Next. Il sistema operativo nativo, figlio legittimo di anni di embargo e di un’ossessione nazionalista per la sovranità tecnologica. Huawei lo sviluppa dal 2015, lo spinge su smartphone, tablet, smartwatch, smart TV e ora finalmente su laptop.
Ufficialmente, HarmonyOS ha superato le 1.000 app compatibili, tra cui WPS Office, Baidu Netdisk e DingTalk. Prevede di arrivare a 2.000 entro fine anno. Manca, al momento, il colosso dei colossi: WeChat, ma è solo questione di tempo e compromessi politici. I device Harmony parlano bene con oltre 1.100 periferiche, dalle stampanti ai tablet grafici. Quasi a dire: “Chi ha bisogno dell’occidente?”
L’interfaccia è un melting pot tra iOS, macOS e qualche retaggio Android (quando fa comodo). C’è un dock stile Apple, ma anche widget e icone fluttuanti da sistema mobile. Tutto fluido, tutto reattivo — dicono loro — ma non aspettatevi il supporto nativo delle vostre solite app .exe. Questo è un giardino nuovo, con regole nuove. O entri e ti adatti, o stai fuori e usi il Chromebook del 2018.
La parte più gustosa però resta censurata: i chip. Nessuno sa (ufficialmente) quali processori montino questi nuovi MateBook. Un silenzio che sa di riscatto. Dopo il colpaccio del 2023, quando Huawei ha lanciato un telefono con chip progettato e fabbricato interamente in Cina, l’azienda evita di dar grilli per la testa a Washington. Ma i segnali ci sono: niente Intel, niente Qualcomm. Questi laptop parlano mandarino anche a livello silicio.
C’è qualcosa di profondo e quasi poetico in tutto questo. HarmonyOS, nato come progetto parallelo e poco considerato, ora è il cuore di una rivoluzione silenziosa. Non è solo un’alternativa: è l’emblema della decoupling economy. Se prima la Cina cercava compatibilità, oggi cerca indipendenza. E Huawei, come Apple anni fa con l’M1, si è stancata di pagare licenze per correre con le catene ai piedi.
Nel mercato cinese, HarmonyOS ha già sorpassato iOS, conquistando il 19% del market share nell’ultimo trimestre del 2024. Android regna ancora, ma con una popolazione di 1,4 miliardi di anime e un governo determinato a usare software “patriottico”, il sorpasso potrebbe essere solo questione di tempo. O di qualche altra sanzione USA.
La domanda allora non è se HarmonyOS funzionerà. È se il resto del mondo sarà disposto ad accettare un secondo ecosistema completo, radicato in un’ideologia diversa. L’Occidente ha storicamente ignorato gli OS alternativi: basti pensare a Tizen, Sailfish, Ubuntu Touch. Ma questa volta l’alternativa non è un hobby di nerd finlandesi. È un blocco continentale con una filiera chiusa e miliardi da investire.
Il MateBook Fold è la vetrina, non il prodotto di massa. È il biglietto da visita con cui Huawei dice: “Siamo tornati. E ci siamo fatti tutto in casa”. Non sarà perfetto, certo. Ma per ogni fanboy Apple che storce il naso, c’è un funzionario di partito che sorride. La guerra del software è solo all’inizio.
Nel frattempo, se volete un portatile che si piega come le promesse elettorali e costa quanto un’utilitaria usata, potete ordinarlo subito. Prime consegne dal 6 giugno. Ironico, no? Proprio nel mese del Tiananmen.
E se vi serve ancora Windows, beh… potete sempre installarlo di nascosto.