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Namex Annual Meeting 2025. Una location iconica, speaker leader del nostro settore, b2b networking e molto altro! Quando e dove: Gazometro, Roma 11 Giugno 2025 SAVE THE DATE!!!
Internet, fine corsa alla libertà: cavi, satelliti e illusioni digitali
Il 2025 sarà ricordato come l’anno in cui la narrativa dell’Internet libero, aperto e universale ha definitivamente svelato le sue crepe. Non che fosse mai stata davvero reale, ma ora la maschera è caduta, e lo scenario che si apre è una corsa a ostacoli tra AI, guerra ibrida e la rincorsa isterica alla connettività globale via satellite. Benvenuti nel teatrino geopolitico del cyberspazio, dove si gioca la partita più sporca e sottovalutata del nostro tempo. Altro che sogno utopico degli anni ’70: il web oggi è un’arma, un’infrastruttura strategica e, soprattutto, un mercato.
NAM2025 (Network Architecture & Management Conference) arriva in un momento tanto critico quanto emblematico. Le domande che pone non sono retoriche: dove sta andando Internet? Chi la controlla davvero? È ancora possibile parlare di neutralità della rete o stiamo solo facendo finta che esista?
Partiamo da una constatazione elementare, eppure trascurata: il traffico globale di dati si muove ancora oggi attraverso cavi sottomarini. Niente cloud etereo, niente “internet senza fili”. Solo chilometri e chilometri di fibra ottica che attraversano gli oceani come moderne arterie digitali. Il 97% delle comunicazioni globali transita da lì. E indovinate chi li sta posando in modo compulsivo? Cina, Stati Uniti e qualche colosso privato come Google, Meta e Amazon. Non è più solo questione di copertura o velocità: è un gioco di controllo, sorveglianza e dominazione strategica.
Nel frattempo, in orbita bassa, migliaia di satelliti low-cost stanno creando una seconda Internet, parallela, potenzialmente militare, sicuramente privata. Il caso Starlink di Elon Musk ne è la prova lampante: tecnologia pensata per “portare la rete ovunque”, ma diventata rapidamente strumento di potere in Ucraina, in Iran, e domani chissà dove. La connettività satellitare è il nuovo Eldorado delle Big Tech, il loro modo di bypassare governi, regole, territori. E dietro l’illusione dell’accesso universale, si nasconde un modello di controllo molto più pervasivo di quello statale.
NAM2025 proverà a mettere in fila questi temi. Tra keynote sull’etica digitale (concetto ormai svuotato di senso quanto “sostenibilità” in bocca a un petrolifero) e panel geopolitici più sinceri, si discuterà anche di una verità scomoda: l’AI non sta democratizzando l’accesso alla conoscenza. Lo sta filtrando. Affinando le bolle, selezionando cosa vediamo e cosa no, replicando bias e polarizzazioni in modo algoritmico, silenzioso, perfetto. È una rete sempre più chiusa, travestita da aperta.
Il punto non è solo chi governa Internet, ma chi definisce cosa è “conoscenza” in rete. Chi decide cosa è vero, rilevante, visibile. Oggi sono i modelli linguistici generativi, domani saranno i modelli decisionali statali-militari. La linea tra governance e manipolazione è sottile. E chiunque controlli l’infrastruttura, controlla il flusso informativo. Chi controlla il flusso, scrive la storia.
C’è poi il tema spinoso della guerra ibrida. Hacker, botnet, interferenze su cavi sottomarini: strumenti bellici non convenzionali ma devastanti. Un taglio in fondo all’Atlantico può mandare in tilt mercati finanziari, trasporti e intere economie digitali. Gli attacchi non sono più solo agli endpoint, ma alla spina dorsale stessa della rete. Ed è qui che le multinazionali giocano il doppio ruolo più pericoloso: da un lato infrastrutturano, dall’altro vendono sicurezza. Un po’ come se le compagnie petrolifere vendessero filtri antismog.
L’ironia da bar dei daini, a questo punto, è d’obbligo: ricordate quando Internet doveva essere “la nuova agorà”? Ora è più simile a un aeroporto internazionale in stato d’emergenza permanente, dove ogni movimento è tracciato, ogni parola filtrata, ogni connessione valutata in base al profitto o alla minaccia. Ma tranquilli, l’App vi manda una notifica: siete ancora “liberi”.
NAM2025 non darà risposte. Ma metterà sotto i riflettori una tensione cruciale tra potenza e trasparenza, tra infrastruttura e ideologia. Perché la rete del futuro non sarà fatta solo di cavi o satelliti. Sarà costruita attorno a modelli di fiducia, controllo e, inevitabilmente, conflitto.
Il futuro dell’Internet non è in discussione. È già in corso. La vera domanda è: noi dove stiamo mentre loro lo decidono?
Siamo utenti, osservatori o solo commodities digitali vendute al miglior offerente nel silenzio dei data center?
A chi crede ancora che la rete sia libera, consiglio una vacanza su un’isola disconnessa. Forse lì sì che esiste ancora una forma di libertà.