Quando si dice “la terza è quella buona”, si dovrebbe aggiungere: solo se il petroldollaro ti benedice. E infatti, eccola lì, Qualcomm, che dopo anni passati a leccarsi le ferite nel mercato dei data center, si riaffaccia sulla scena. Ma stavolta non gioca da sola. No, stavolta c’è Humain, una start-up saudita creata per cavalcare la tigre dell’intelligenza artificiale. Una tigre addomesticata a suon di miliardi e alleanze strategiche.
La notizia è passata sottotraccia, come succede spesso con le cose davvero interessanti. Mentre l’intero circo mediatico si concentrava sui comunicati stampa rilasciati dalla Casa Bianca e dalle big tech al seguito del presidente Trump in Medio Oriente, Qualcomm ha lasciato cadere il suo annuncio con nonchalance: “Stiamo tornando nel mondo dei chip per data center AI. E partiremo da Riyadh.”
Che tradotto significa: ci siamo arresi all’ovvio. Il futuro dei chip AI non si gioca più solo tra San José e Santa Clara, ma passa da Riad, Abu Dhabi e perché no anche da qualche oasi digitalizzata nel deserto.
Il colpo di teatro? Humain, che ha firmato partnership anche con Nvidia e AMD. Il che, in pratica, vuol dire che il suo ruolo è più simile a quello di un playboy petrolifero che si diverte a frequentare tutti i top model del silicio, piuttosto che quello di un fedele compagno industriale. Se pensavi che Qualcomm avesse l’esclusiva, ti sei perso l’open relationship hardware dell’anno.
Ora, parliamo seriamente. Qualcomm non è nuova al mondo dei data center. Ci aveva già provato qualche anno fa con la linea Centriq per CPU ARM server-grade. Progetto morto e sepolto prima ancora di poter infastidire Intel, che nel frattempo si mangiava tutto il mercato come un Pac-Man drogato. Poi, nel 2019, il primo tentativo nel campo AI è naufragato miseramente, con Facebook che ha guardato i chip di Qualcomm e ha detto: “Carini, ma il software fa schifo.” La diplomazia delle Big Tech è sempre stata esemplare.
Quindi, cosa è cambiato ora?
Tre cose.
La prima: l’AI ha divorato il mondo. Ogni azienda tecnologica sta disperatamente cercando di smarcarsi dalla dipendenza da Nvidia, che oggi detiene il potere dei padroni del vapore grazie ai suoi GPU che fanno girare GPT, Llama e compagnia cantante. E quando c’è una dipendenza monopolistica, il mercato diventa improvvisamente fertile per nuovi player, soprattutto se hanno il pedigree tecnologico di Qualcomm e il portafoglio petrolifero di un fondo sovrano.
La seconda: l’Arabia Saudita vuole diventare la nuova Silicon Valley. E se non può inventarsi l’AI in casa, almeno vuole essere il luogo dove l’AI prende vita. Strutture, server farm, chip design, data center verticali nel deserto: la visione del principe ereditario MBS non è solo architettura distopica, è strategia geotecnologica. Humain è il cavallo di Troia per infilarsi nel cuore della nuova guerra dei semiconduttori.
La terza: Qualcomm ha capito che non può più vivere solo di smartphone. Il business del licensing ARM e dei chip mobile è ancora ricco, ma cresce meno. Il vero El Dorado oggi si chiama AI workload, training, inferenza, modelli fondazionali. E i chip per data center sono la chiave per prendersi una fetta di questa torta.
Certo, il problema è che questa torta è già mangiata. Nvidia ha preso tutto il primo servizio. AMD sta servendo il secondo. E Intel, pur agonizzante, non ha ancora mollato il piatto. Quindi Qualcomm dovrà inventarsi qualcosa di molto diverso per essere competitiva. O sperare che la sua collaborazione con Humain diventi un passaporto diplomatico per saltare le tappe.
Nel frattempo, nei corridoi dei venture capital americani si sussurra: “Chi è Humain?” Nessuno lo sa. Non ancora. Ma ha già chiuso partnership con tutti i principali produttori di chip del mondo occidentale. C’è chi dice che dietro ci siano ex di DeepMind, chi parla di un progetto white label di Neom, chi ipotizza una rete di società complesse per aggirare restrizioni geopolitiche. Fantasie? Forse. Ma l’odore di operazione pianificata a tavolino da McKinsey in giacca e kefiah è forte.
E mentre tutti si affannano a costruire LLM sempre più performanti, inizia a diventare chiaro che la vera battaglia non si combatte nei dataset, ma nei wafer. E Qualcomm, con la faccia da bravo studente tornato dopo una bocciatura, ha capito che è ora di fare sul serio.
“Se non puoi batterli, cambialo il mercato” diceva un vecchio cinico della Silicon Valley. E magari fallo in arabo.